
La famiglia Giuratrabocchetti è legata alla coltivazione dell’uva Aglianico a Rionero in Vùlture, circa 40 chilometri a nord di Potenza, in Basilicata, da sette generazioni. Bisogna però arrivare al 1998 perché questo legame diventi ufficiale, grazie all’opera di Gerardo Giuratrabocchetti che fonda, con l’aiuto della moglie Marcella, le Cantine del Notaio, dedicandole a suo padre Consalvo, celebre Notaio di Rionero e della Basilicata in genere.
Prima di questo importante passo, Gerardo si era laureato in Scienze Agrarie e aveva intrapreso una importane ricerca scientifica, in collaborazione con diverse università italiane, sulle potenzialità di quello che viene a ragione ritenuto il più importante vitigno del Sud Italia: l’Aglianico. Lungi dal considerare questa ricerca conclusa, Gerardo continua studiare quest’uva tutt’oggi, con la preziosa collaborazione del Professor Luigi Moio, una delle voci più autorevoli del panorama enologico meridionale.
I 40 ettari di proprietà, che si sviluppano lungo le più celebri contrade del vulcano Vùlture (non più in attività), sono caratterizzati da fertili terreni di origine vulcanica, con un sottosuolo di tufo che garantisce un’adeguata riserva d’acqua nel corso dei periodi dell’anno più siccitosi. Qui sorgono vigneti di diverse età, dai più giovani (tra i 5 e i 30 anni) a quelli più vecchi e ultracentenari, tutti coltivati seguendo la filosofia biodinamica, interpretata da Gerardo con il suo approccio scientifico e rigoroso. La cantina sorge a Serra del Granato, appena un chilometro da Rionero, ed è dotata di tecnologie innovative che consentano a Gerardo di condurre una sperimentazione intensiva anche sulle tecniche di vinificazione, poiché nulla è lasciato al caso. I locali di affinamento sono un intricato intreccio di grotte scavate sottoterra, nel tufo, dai Frati Francescani, intorno al 1600, che garantiscono un perfetto equilibrio tra temperatura, umidità e ventilazione costanti.
In sintonia con il nome della cantina, anche i nomi dei vini sono ricavati dalle azioni o dalle certificazioni tipiche del Notaio come in questo Aglianico del Vùlture Il Repertorio, vendemmiato manualmente nella seconda metà di settembre. Dopo una macerazione di circa 10 giorni, il mosto fermenta a temperatura controllata in acciaio inox, ed il vino ottenuto affina in tonneaux di rovere francese, per almeno un anno, nelle grotte di cui ho scritto poco fa, prima dell’imbottigliamento e della commercializzazione.
L’annata 2017 sfoggia uno scintillante rosso rubino piuttosto intenso, con alcune screziature granato, e un ventaglio di aromi che si apre su note di sciroppo d’amarena, prugna cotta, ribes nero e pot pourri, seguite da creme de cassis, radice di liquirizia e humus, con leggerissimi echi conclusivi di vaniglia ed ebanisteria. Il palato colpisce per l’evidente morbidezza e il calore, contenuto magistralmente da tannini setosi e da una riequilibrante freschezza balsamica; il tutto arricchito dal ritorno della frutta rossa surmatura e del legno che accompagnano il sorso fino a una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 88/100
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