
Il Domaine Marcell Deiss fu fondato nel 1947 dall’omonimo proprieario, a cui subentò il figlio Jean-Michel e, successivamente, il nipote Mathieu che attualmente la guida, aiutato e consigliato dal padre. Nel panorama della produzione alsaziana questa cantina però si è ritagliata un ruolo di primo piano proprio grazie all’opera dell’attuale proprietario. Mathieu infatti, oltre ad aver abbracciato la filosofia biodinamica, ha cominciato ad utilizzare (a partire dal 1990) la tecnica della complantation o “crowd planting” (impianto di moltitudine), che prevede l’impianto di un vigneto con più specie di viti diverse, una a fianco all’altra, senza distinzione. La scelta di questa pratica di viticultura arcaica (nota già nel medioevo in quelle terre) costituisce il fulcro della filosofia di Mathieu che, con i suoi vini, desidera esaltare al massimo il Terroir senza che un solo vitigno distolga, con le sue caratteristiche gusto-olfattive, l’attenzione di chi li assaggia.
La prima parcella coltivata con questa tecnica insisteva sul Gran Cru Altemberg de Bergheim, un vigneto esposto a sud, ad un’altitudine tra i 220 e i 320 metri, su un terreno povero, rosso (ferroso) e calcareo. Da questo vigneto è ricavato l’omonimo vino Altemberg de Bergheim, composto da un mix delle 13 uve tradizionali alsaziane (in percentuali diverse) raccolte quando già una parte di esse è stata attaccata dalla muffa nobile. Dopo un’accurata selezione in vigna le uve vengono pressate delicatamente a grappolo intero e lasciate fermentare spontaneamente in grandi botti di rovere dove, successivamente, affinano sulle fecce fini un anno, prima dell’imbottigliamentro conclusivo.
Quest’annata 2015 è caratterizzata da un colore tra il giallo paglierino e il dorato, con un’evidente morbidezza glicerica, e da profumi che partono da melone, pesca sciroppata, agrumi canditi e miele, per poi proseguire con marmellata di arancia, erbe officinali e macchia mediterranea, e concludere con echi di rosolio, zenzero e idrocarburi. Il gusto è decisamente morbido e potente ma, al posto della dolcezza (che sarebbe lecito aspettarsi), il palato è attraversato da una componente tra il sapido e lo iodato che si alterna a lampi guizzanti di acidità, in un’altalena che si arricchisce con il ritorno dei toni fruttati e canditi, il tutto presente contemporaneamente fino alla lunga chiusura.
Punteggio: 93/100
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