Credo che quando si parli di un vino sia necessario essere sinceri fino al midollo e, fedele a questa mia convinzione etica, confesso fin da subito che il vino di cui sto per parlare riscuote la mia simpatia, ragion per cui la mia impressione sul suo conto ne esce inevitabilmente migliorata.
Tutto è Nato da uno scambio di impressioni, a una manifestazione di vini naturali, tra me e Matteo, figlio di Bruna Ferro, la titolare dell’azienda Carussin, la celebre azienda biodinamica nel Sud del Monferrato Astigiano. Mentre assaggiavo il vino di cui sto per parlarvi, ho chiesto a Matteo il prezzo (l’anima del commerciante non credo che mi abbandonerà mai), ricevuto per risposta un misero “12 euro e 50”.
Gli ho fatto presente che, per la qualità espressa nel bicchiere, avrebbero potuto chiedere decisamente di più, per sentirmi controbattere “Certo, noi con il vino non ci arricchiamo, ma ci viviamo più che dignitosamente, non ci manca nulla, e dobbiamo essere riconoscenti a chi, anno dopo anno, acquista le nostre bottiglie, perché ci dà da vivere”.
Premesso che avevo già incontrato Matteo a un’altra fiera, anche se due incontri sono tropo pochi per poter dare di qualcuno un giudizio completo, mi è sembrata una persona quantomeno genuina e autentica, genuinamente e autenticamente interessata a instaurare un rapporto dialettico e cognitivo con l’interlocutore che dimostri interesse nei confronti del suo lavoro.
Fatta la dovuta premessa veniamo alla cantina e al vino di oggi: l’azienda Carussin non la scopro certo io, visto che in tema di Barbera e Moscato è una delle realtà biodinamiche più rilevanti presenti in Piemonte. Nata nel 1927 a S. Marzano Oliveto, l’azienda comincia a vinificare i suoi primi 4 ettari, destinati a espandersi progressivamente fino ai 19 attuali, e a comprendere anche il birrificio, l’Agribar e la fattoria didattica Asinoi con 10 asini per condurre una forma di pet-therapy ideata da Bruna.
Per quanto riguarda l’uva, l’autodefinizione data dall’azienda è che tutto il suo ciclo produttivo viene svolto “a basso impatto antropico”: l’uomo deve accompagnare con delicatezza e sensibilità le uve in ogni fase del loro percorso di trasformazione in vino; il tutto utilizzando un disciplinare divenuto biodinamico dal 2009. Questo si traduce in trattamenti con rame e zolfo di miniera in quantità omeopatiche, niente potatura verde, inerbimento degli interfilari con pisello proteico, veccia villosa, favino e senape, tutti apportatori di azoto, un elemento nutriente particolarmente gradito dalla vite. Sempre secondo il principio del basso impatto antropico, anche in cantina l’uva viene accompagnata nelle sue varie fasi senza mai intervenire in maniera tale da cambiare la qualità che essa esprime naturalmente, nemmeno per migliorarla.
Venendo al vino di cui volevo parlarvi, si tratta della Barbera d’Asti DOCG Asinoi che, dopo il percorso in vigna di cui ho fatto cenno poco fa, viene raccolta in cassette, indicativamente a fine settembre. In cantina ha luogo la pressatura soffice, la fermentazione controllata con una macerazione non eccessiva, durante la quale vengono svolti 3 rimontaggi giornalieri, e si lascia che la stabilizzazione naturale avvenga durante il breve affinamento in cemento.
L’annata 2020 Si è mostrata, nel bicchiere, di un colore rubino non particolarmente intenso, screziato di porpora, dalla consistenza filante, e un ventaglio olfattivo apertosi su note di ciliegia Ravenna, petalo di rosa, ribes rosso e altri piccoli frutti di bosco rossi e croccanti, seguiti da cenni ematici e ferrosi, con echi conclusivi di volatile ampiamente all’interno del range legalmente consentito.
In bocca è risultato particolarmente fresco, quasi scattante, ma pian piano la morbidezza ha cominciato a mostrare il lato più “rassicurante” del vino, dando al palato l’idea di un perfetto abbinamento a un goloso Déjeuner sur l’herbe, con un tannino delicatissimo ma presente, e corroborante il tanto che basta per spegnere l’eventuale grassezza di un rustico panino col salame; il tutto arricchito dal ritorno della frutta rossa che ha accompagnato il sorso a una chiusura di buona lunghezza
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