
La storia che lega la famiglia Sella alla viticoltura, è una storia che ho sempre piacere di raccontare, per via del fatto che, anche se la tendenza a investire nel settore agricolo tout court delle famiglie benestanti è una tradizione ben nota (non solo in Italia), quello che rende questa storia diversa è la scelta del luogo in cui investire. Già nel 1671 i Sella acquistano il primo appezzamento a Lessona, quello destinato a diventare il nucleo delle tenute, e continuarono ad espandersi senza allontanarsi mai dall’enclave dell’Alto Biellese, ignorando le facili lusinghe dei territori vitivinicoli divenuti progressivamente più celebri.
Per essere più chiari, anche quando il Barolo cominciò la sua irresistibile ascesa tra i vini più prestigiosi d’Europa, pur avendo liquidità a sufficienza per investire con convinzione in quelle zone, la famiglia preferì aumentare la sua presenza a Lessona, Bramaterra e Coste della Sesia. Alla luce di questo atteggiamento imprenditoriale, che conserva alcuni tratti di carattere quasi romantico, non stupisce il fatto che Tenute Sella sia diventata la cantina di riferimento per la produzione vitivinicola di quelle zone, così vicine eppure così diverse.
A Lessona i terreni sono composti da antiche sabbie plioceniche, estremamente fertili e drenanti, con i fondovalle in cui si riscontra un’alta concentrazione di fossili di conchiglie unita a una grande presenza di ferro e manganese, che influenzano in modo decisivo il quadro “minerale” del vino. A Bramaterra i terreni, di origine ancora più remota (tra i 290 e i 250 milioni di anni fa), sono ricchi di porfido quarzifero (da roccia lavica preistorica), mescolato a sabbie e argille di origine marina, e abitato da una ricca biodiversità di fauna e flora.
In entrambe le zone, nei terreni di proprietà, sono messe a dimora viti di un’età media compresa tra i 40 e i 50 anni, da cui si ottiene, o per diradamento manuale o per resa naturale (nelle piante più vecchie), meno di un chilo d’uva per pianta. Queste uve sono il risultato di un lavoro che si sviluppa, nell’arco dell’anno, seguendo tre direttrici ben precise: la tutela della salute del suolo, l’implemento di un modello di viticoltura integrata e la tutela della biodiversità. Più specificamente, i terreni non vengono trattati con sostanze inquinanti, l’approccio alle varie fasi in vigna e in cantina è di carattere olistico, con l’intenzione di ottenere il minor impatto ambientale possibile, e vengono favoriti l’incremento e la proliferazione di flora e micro-fauna nella vigna e nei terreni circostanti.
Per quanto riguarda la produzione di Bramaterra, è quasi d’obbligo menzionare il vino I Porfidi, il portabandiera di questa zona ottenuto da un assemblaggio di Nebbiolo (70%), Croatina (20%) e Vespolina (10%). Prodotto per la prima volta nel 2003, questo vino è ottenuto da vigneti di oltre 50 anni di età, allocati su un dosso collinare a 350 metri di altitudine, con una esposizione a Sudovest.
Dopo la vendemmia, che inizia i primi giorni di ottobre, e una prima attenta selezione in pianta, le uve arrivano in cantina dove subiscono una seconda selezione sull’apposito tavolo di cernita. A questo punto le uve vengono interamente diraspate e pigiate per poi essere lasciate fermentare e macerare in vasche d’acciaio inox, con frequenti rimontaggi e delestage, macerando tra i 19 giorni (la Croatina) e i 31 (Il Nebbiolo e la Vespolina), effettuando la fermentazione malolattica. Il periodo di affinamento comprende due anni in grandi botti di rovere di Slavonia (25hl) e un anno in barriques di rovere di Allier, prima dell’imbottigliamento, di qualche mese di riposo in vetro e della commercializzazione.
L’annata 2010 sfoggia un colore Rosso lievemente aranciato, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di ciliegia Ravenna, arancia rossa, pot pourri e vinile, seguite da melagrana, incenso, carrubo e trinciatura di sigaro fresca, con echi conclusivi di carpenteria, nocciola tostata e vaniglia. Il palato non indugia in morbidezze che, sinceramente, risulterebbero fuori luogo, considerate le evidenti e golose freschezze e sapidità, con tannini ben presenti ma raffinati ed eleganti; il tutto arricchito dal ritorno dalla frutta rossa fresca e delle spezie più nobili che accompagnano il sorso fino a una chiusura di eccellente lunghezza.
RATING: ⭐⭐⭐⭐
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