
Le fonti storiche parlano dell’esistenza di un podere a Montalcino, nel quadrante sudorientale di Castelnuovo dell’Abate, chiamato Uccelliera. Il podere, dal nome legato all’attività venatoria che vi veniva condotta, per mezzo di uccelli rapaci addestrati, era celebre anche per la rigogliosità dei suoi terreni.
Proprio quest’ultimo aspetto fece scattare nella mente di Andrea Cortonesi, un vignaiolo formatosi aiutando il padre mezzadro nella lavorazione del terreno, il desiderio di diventare un giorno proprietario di quelle terre.
Il sogno diventa realtà nel 1986 e Andrea acquista il podere un piccolo appezzamento alla volta: oliveti secolari, campi a seminativo e una piccola vigna che, nel tempo, verrà ampliata.
Oggi il vigneto si estende per circa 10 ettari, piantati quasi esclusivamente con viti di Sangiovese di un’età compresa tra i 5 e i 45 anni. I terreni sono argillo/sabbiosi, molto pendenti, e si sviluppano dai 150 ai 350 metri, nei pressi dell’Abbazia di San’Antimo, una decina di chilometri ad est di Castelnuovo.
Qui Andrea pratica una viticoltura sostenibile che, pur senza certificazioni, si fonda su pochi, imprescindibili, principi: abbandono delle lavorazioni meccaniche, cura dell’equilibrio vegetativo mediante diradamento dei grappoli.
Tra i vini prodotti dalla cantina figura, ovviamente, il Brunello di Montalcino, ottenuto da sette ettari di vigneto, impiantati a partire dal 1975, con una densità che va dai 3000 ai 7500 ceppi per ettaro.
Dopo la vendemmia manuale, mediamente nella seconda metà di settembre, le uve vengono inviate alla cantina per macerare a freddo, nel ghiaccio secco, una settimana, durante la quale sale naturalmente il numero dei lieviti indigeni.
La fermentazione alcolica spontanea, che può durare fino a un mese, ad una temperatura mai sotto i 12°C o sopra i 27°C, è accompagnata da frequenti rimontaggi ed è seguita, dopo la svinatura, dalla fermentazione malolattica in tini di acciaio inox.
Un affinamento di due anni, in botti di rovere di Slavonia e francese di varie dimensioni, e un altro di almeno sei mesi, in vetro, dopo l’imbottigliamento, e il vino è pronto per la commercializzazione.
L’annata 2015 abbinata a delle succose bistecche Fiorentine, ha confermato la ragione per cui questo vino gode di una così alta considerazione. Il profumo lievemente amaro e bruciato, creato dalla reazione di MaIillard, ha trovato nel vino un suo pari, grazie a una visibile consistenza glicerica e a un ventaglio olfattivo ricco e opulento.
Ciliege more di Cazzano, ribes nero, prugna cotta, e mora selvatica, hanno costituito l’ouverture di un naso che è proseguito su note di pot pourri di viola, Rosa “velvet alibi” leggermente appassita, carrubo, tabacco di Laodicea, con echi conclusivi di vinile, ceralacca e incenso alla salvia bianca.
Il palato ha ribadito lo sposalizio perfetto grazie ai 15 gradi alcolici che hanno permesso alle morbidezze del vino di “cauterizzare” le bruciature delle bistecche, alla dolcezza glicerica che ha bilanciato l’amaricante della reazione di Maillard, e a tannini delicatissimi, appena sussurrati, che hanno permesso alla parte ematico/ferrosa della carne di non stridere sovrapponendosi a loro.
Il tutto è stato impreziosito dal ritorno piacevolmente ossessivo dell’intera gamma dei descrittori aromatici evidenziati, che hanno armonicamente accompagnato l’accoppiata sorso/boccone a una chiusura di godereccia e lunghissima soddisfazione.
RATING: ⭐⭐⭐⭐⭐
PREZZO: €€€
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