Quando si tenta di raccontare l’evoluzione del Brunello di Montalcino nel corso degli ultimi 40 anni, uno dei nomi che personalmente ritengo imprescindibile è quello di Gianni Brunelli e della sua azienda vitivinicola. Anche se, sfortunatamente, la storia d’amore tra Montalcino e questo viticoltore è durata appena una ventina d’anni e si è conclusa prematuramente con la sua scomparsa, i valori espressi resistono al tempo, grazie alla perseveranza della moglie di Gianni, Laura, che oggi continua a guidare la cantina con la stessa determinazione.
Gianni e Laura si erano conosciuti negli anni ’70, lui operaio industriale e lei studentessa fuori sede di biologia, e da allora avevano cominciato a coltivare il primo sogno comune: l’apertura di una osteria gestita in maniera tradizionale. Il secondo step fu, nel 1987, l’acquisizione dell’azienda “Le Chiuse di Sotto”, in cui il padre di Gianni aveva prestato servizio, e dei suoi quattro ettari e mezzo di terreno, parte a vigneto (due ettari) e parte a oliveto (i restanti due e mezzo), nell’omonimo quadrante nordorientale di Montalcino. La cantina andrà incontro ad un ampliamento in tempi relativamente brevi, a metà degli anni ’90, con l’acquisto di altri dieci ettari, la metà dei quali coltivati a vigneto, nel quadrante sudorientale della denominazione, nei pressi di Sant’Antimo.
La filosofia di Gianni, che anima tutt’oggi la cantina, era basata sulla convinzione che solo da uve eccellenti potevano nascere vini eccellenti, e questa convinzione portò, e ancora porta, ad un’analisi quasi ossessiva delle singole operazioni di vigna, effettuate secondo parametri che variano in virtù delle specificità di ogni singola annata. Fu proprio questo studio a portare alla ricetta finale dei vini di questa cantina, ottenuti bilanciando le caratteristiche delle uve dei vigneti a Nordest (più fragranti e fruttate) con quelle della zona Sudest (più ricche di colore e di tannini). In cantina bisogna soltanto esaltare quello che la natura ha provveduto a donare e, per ottenere il meglio, l’obiettivo principale è di permettere a tutti i passaggi della vinificazione di svolgersi in ambienti costantemente puliti ed igenizzati.
Un esempio di questo approccio è il Brunello di Montalcino Riserva ottenuto da uve Sangiovese grosso coltivate nei poderi di Canalicchio (Nordest) e Podernovone (Sudest) con una densità di 4500 piante per ettaro. Dopo un’attenta vendemmia manuale, in piccole cassette, le uve vengono portate in cantina dove, grazie a un impianto ad energia solare e alla sua struttura basata sull’utilizzo della forza di gravità, affrontano una seconda selezione sull’apposito tavolo di cernita. La fermentazione, che avviene ad una temperatura di 28° C, dura 5-6 giorni ed è seguita da una macerazione delicata ma prolungata (25-30 giorni) e da 34 mesi di affinamento in botti grandi di rovere di Salvonia. Una volta imbottigliato il vino riposa alcuni mesi in vetro prima della commercializzazione.
L’annata 2013 sfoggia un colore rubino piuttosto intenso, accompagnato da un ventaglio olfattivo che si apre su note di creme de cassis, marmellata di amarene, arancio tarocco e pot pourri, seguite da mirtillo rosso, carrubo, trinciatura di sigaro e sottobosco, con echi conclusivi di torrefazione, vinile e polvere pirica. Il palato è caratterizzato da una grande profondità gustativa in cui risalta tanto la componente tannica quanto quella sapido/minerale, con un buon contorno balsamico arricchito dal ritorno della frutta rossa e delle spezie che accompagnano il sorso a una chiusura di impressionante lunghezza.
Punteggio: 93/100
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