
Non c’è dubbio che la produzione spumantistica delle cantine Ferrari, i loro Trento doc, rappresenti una delle più alte vette produttive del genere in Italia, e che questi vini siano tra i più rinomati ambasciatori nel mondo dell’Italian style. D’altro canto la storia di questa Maison è nata più di un secolo fa, quando il giovane enologo Giulio Ferrari (formatosi alla Regia Scuola Agraria di San Michele all’Adige e alla esclusiva Scuola di Viticoltura di Montpellier) la fonda nel 1902, all’età di 23 anni, e vi comincia a produrre vini spumanti, mettendo a frutto la sua esperienza maturata nel periodo di apprendistato ad Epenay, in Champagne. Da questa cantina, secondo il volere del proprietario, escono pochissime bottiglie, circa 9000 all’anno, che incontrano immediatamente il favore degli appassionati, al punto che le nuove annate vengono prenotate con anni di anticipo.
Nonostante la fama del brand, Ferrari resta però un marchio di nicchia e bisogna attendere il 1952 per il definitivo cambio di passo; in quell’anno, infatti, Giulio Ferrari, non avendo avuto eredi, vende la cantina ed il marchio a Bruno Lunelli che, nel 1929, aveva fondato una celebre enoteca a Trento. Grazie al lavoro di Bruno, e delle successive generazioni, i Trento doc Ferrari hanno compiuto il salto definitivo che li ha portati, oggi, a produrre annualmente oltre 4.500.000 bottiglie. La qualità però non è cambiata e la proprietà è costantemente alla ricerca di nuove sfide da raccogliere e vincere, come l’ultima in ordine di tempo, quella del regime biologico. Dal 2010, infatti, la cantina ha adottato pratiche quali il bando totale di concimi, antiparassitari e diserbanti chimici, l’utilizzo della tecnica del sovescio, la semina di essenze nel vigneto (per incrementarne la fertilità) e la scommessa sul ripristino della biodiversità in vigna, ricevendo, nel 2015, la certificazione biodiversity friend.
Nella gamma dei vini prodotti, un posto di primo piano spetta senza dubbio al Perlé, uno spumante millesimato che per anni è stato (e tutt’oggi continua ad essere) un vero e proprio cavallo di battaglia tra i vini di medio-alto livello di questa cantina. Si tratta di un vino che nasce da un’accurata selezione delle migliori uve Chardonnay provenienti da vigneti esposti a sudest e sudovest, tra i 300 e i 700 metri di altitudine. Grazie a questa ricchezza altimetrica e alla varietà delle parcelle, gli 8 enologi guidati da Mauro Lunelli possono contare su una tavolozza di colori molto ampia per dipingere, ogni anno, il miglior Perlé possibile. La vendemmia manuale, con una prima cernita in pianta, è seguita dalla vinificazione dei vini di base che, successivamente, vengono lasciati affinare qualche mese prima di essere imbottigliati con l’aggiunta di lieviti e zuccheri, per effettuare la seconda fermentazione, quella che porta alla formazione del perlage. Da quel momento, le bottiglie, tappate con il tappo a corona, sostano per oltre 50 mesi nella cantina di affinamento, prima della sboccatura, della ricolmatura con il liqueur d’expédition, e della chiusura definitiva con il classico tappo a fungo.
L’annata 2009 sfoggia un bel colore paglierino dai riflessi dorati e un incessante perlage, molto elegante, con un ventaglio olfattivo che parte da pescanoce, albicocca, mela renetta e brioche fragrante, con un contorno di kumquat, arancio candito, biancospino e mandorla dolce tostata, ed un’eco finale di crema pasticcera e uva sultanina. Il palato si caratterizza per l’eccellente cremosità del perlage, accompagnato da ottima freschezza e da una ghiotta componente sapido-ammandorlata; il tutto mentre tornano per via retro-olfattiva la frutta gialla croccante, la brioche e l’uva sultanina che accompagnano il sorso fino ad una chiusura davvero dissetante e di buona persistenza.
Punteggio: 90/100
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