
Scrivere di una Maison dell’importanza della Louis Roederer, per la zona dello Champagne, è un esercizio non esente da difficoltà, visto che si tratta di una delle più celebri in senso assoluto e il rischio di una sterile mitizzazione è sempre dietro l’angolo. Tutto comincia nel 1776 quando il signor Dubois con i suoi figli fonda l’omonima cantina Dubois Père & Fils, in cui arriva dall’Alsazia, come collaboratore, Nicolas Schreider, il quale in seguito decide di rilevare la proprietà. Non avendo figli, Nicolas accetta come collaboratore suo nipote Louis che, alla sua morte, eredita l’azienda ribattezzandola Louis Roederer (una francesizzazione di Schreider).
Fin dall’inizio Louis, dimostrando di possedere una visione non comune, intraprende una politica controcorrente rispetto allo stile dell’epoca, acquistando vigne selezionate nei migliori Grand Cru e Premiers Cru tra la Montagne de Reims, la Vallée de la Marne, la Côte des Blancs. In un contesto in cui tutta l’importanza è rivolta alle capacità delle Maison di trasformare nel migliore dei modi, durante la vinificazione, le uve acquistate, Louis si preoccupa di studiare i suoi terreni, scoprirne le caratteristiche di ognuno, e ottenere uve in perfetto stato di maturazione per dare vita ai suoi Champagne.
Da allora questa cantina è rimasta costantemente di proprietà della famiglia Roederer, a partire dal figlio di Louis, Louis II (l’inventore della celebre cuvée Cristal), fino ad arrivare ai giorni nostri, con Frédéric Rouzaud, il rappresentante della settima generazione, saldamente al suo comando. La tenuta di 240 ettari è suddivisa in 410 parcelle, vinificate sempre separatamente, al fine di preservare la specificità di ognuna, e anche per consentire l’esatta tracciabilità di ogni singola partita di vino. Le uve di proprietà coprono il 70% del fabbisogno annuale della cantina, mentre il restante 30% è acquistato da conferitori storici e di provata fiducia che coltivano e loro uve (come d’altronde fa la stessa Maison) con un rigido approccio biologico che, recentemente, ha cominciato ad inserire anche principi di agricoltura biodinamica.
Nella gamma prodotta, il Brut Premier, una cuvée di Pinot Nero (40%), Chardonnay (40%) e Pinot Meunier (20%), riveste un’importanza cruciale, essendo lo champagne prodotto con la maggior tiratura, nonché il primo biglietto da visita della cantina, un prodotto di cui vale la pena sottolineare l’incredibile rapporto tra l’altissima qualità e il prezzo tutto sommato contenuto. Si tratta dell’unico vino che utilizza anche uve conferite (circa il 40%), che fermentano e svolgono la malolattica in acciaio, unite a quelle di proprietà, che non la svolgono, una piccola percentuale delle quali (10%) fermenta in legno. Il blend è completato, per un terzo, con vins de réserve di 6-7 annate differenti, che riposano in una grande bottaia al primo piano sotterraneo della cantina, in un ambiente dalla temperatura e umidità costantemente sotto controllo. Una volta imbottigliato il vino riposa tre anni sui lieviti, quindi viene sboccato e ricolmato con l’apposito liqueur d’expédition (9,5 gr./lt.). Altri tre mesi di affinamento in bottiglia e il vino è pronto per la commercializzazione.
Questa bottiglia, immessa sul mercato nell’aprile 2020 e basata principalmente sull’annata 2015, sfoggia un colore giallo paglierino scintillante, percorso da bollicine numerose ed eleganti. Il bouquet è dominato da pescanoce, pera Abate, kumquat e croissant fragrante, con un contorno di cedro candito, biancosino, burro di Normandia e crema pasticcera, con un accenno conclusivo al boisée e al gesso umido. Il gusto è ricco ed armonioso, con il perlage che dona un elegante senso di cremosità e un accenno di morbidezza, subito riequilibrato dalla freschezza balsamico-citrica, il tutto unito al ritorno dell’agrume, del croissant e del boisée che accompagnano il sorso fino ad una chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 91/100
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