
Per stabilire la data di nascita del rapporto tra la famiglia Aubry e lo champagne bisogna andare indietro nel tempo, visto che già nel 1790 è possibile rinvenire documenti che parlano dei loro vini. Questa famiglia è oggi rappresentata dai gemelli Philippe e Pierre Aubry che guidano la Maison Aubry et Fils a Jouy-lès-Reims, un piccolo villaggio alle falde settentrionali della Montagne de Reims. Pierre è un enologo, diplomatosi alla prestigiosa Ecole Nationale Supérieure d’Agronomie di Montpellier, loquace e molto curioso, mentre Philippe è un biologo schivo e taciturno; ed è proprio il mix di queste due personalità così differenti ad essere alla base del successo di questa cantina.
Tutto è cominciato alla fine degli anni ’80, quando i due fratelli stavano lavorando alla creazione di una cuvée speciale per festeggiare, nel 1991, i 200 anni della maison. L’intenzione era quella di far rivivere il gusto dei vini della fine del XVIII secolo e, per realizzarla, fu condotto un vero e proprio studio archeologico di riscoperta dei vitigni che, in quel periodo, erano diffusi nella Champagne. Per queasta ragione, oltre ai canonici Pinot Nero, Pinot Meunier, Chardonnay e Pinot Bianco, furono identificati l’Arbanne, il Petit Meslier, il Fromenteau e un clone di Pinot Grigio, l’Enfumé (detto anche Vrai Blanc). Fu così che tra il 1989 e il 1990 i due fratelli cominciarono a innestare questi vitigni dimenticati, ritornando a vendemmiarli per la prima volta nel 1994 e, creando, a partire dall’anno successivo, una scorta di vins de réserve con cinque annate, progressivamente, disponibili.
I vini che più di tutti testimoniano il successo di questo progetto sono quelli che riportano in etichetta la dicitura “Campaniae Veteres Vitae” (= le vecchie viti della Champagne) come nel caso di questo Brut Le Nombre d’Or che, come la sezione aurea (il nome significa proprio questo), rappresenta la chiave di lettura per comprendere il lavoro dell’intera cantina. Si tratta di un blend di Pinot Meunier (10%), Pinot Grigio (10%), Pinot Bianco (10%), Pinot Nero (10%), Arbanne (20%), Petit Meslier (20%) e Chardonnay (20%) dai villaggi di Villedommange, Pargny-lès-Reims, Jouy-lès-Reims e Coulommes-la-Montagne. Le uve, dopo una rigorosa cernita in vigna e una pressatura soffice, fermentano in acciaio, ad eccezione dello Chardonnay (in legno), e svolgono anche la fermentazione malolattica. Dopo l’imbottigliamento col tappo a corona sono necessari più di quattro anni di affinamento perché il vino possa essere degorgiato, addizionato del liqueur d’expédition (6 gr/lt) e immesso in commercio.
L’annata 2014 sfoggia un colore giallo paglierino con un incessante ma delicato perlage, e un ventaglio di sentori che si apre su note di mango, nettarina, brioche e biancospino, seguite da scorza di lime, kumquat, uva spina e zafferano, con echi conclusivi di ciottoli bianchi umidi e conchiglia bruciata. Il gusto ha un attacco fresco di grande immediatezza, con il perlage delicato a carezzare il palato, e una discreta sapidità; il tutto mentre ritorna la frutta e le spezie che accompagnano il sorso fino ad una chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 92/100
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