Stando alle fonti storiche reperibili, sembrerebbe che la storia dell’areale di Carmignano affondi le sue radici nell’Alto Medioevo, con documenti che ne attestano la vocazione agricola datati 804 a.C.. Di sicuro, nel XVIII secolo, queste terre erano rinomate per la produzione enologica, tanto che Cosimo III de’ Medici, con il suo bando del 1716, ne regolò la produzione inserendole giuridicamente tra le aree più vocate della Toscana. Si trattava di un distretto dedicato alla produzione vitivinicola dalla forma triangolare che aveva per vertici le zone di Pomino, Chianti (grossomodo corrispondente all’attuale Chianti Classico), e Barco Reale di Carmignano. Quest’ultimo altro non era che la tenuta di campagna dei Medici di Firenze nel cui perimetro, recintato da un muro di circa 60 chilometri, venivano praticate battute di caccia e si produceva un vino talmente buono da costare quattro volte il prezzo degli altri vini toscani.
Con il passare dei secoli la casina di caccia, nota anche come il Bacchereto, si trasformò in casa colonica destinata ai mezzadri che coltivavano quelle terre, e tale rimase fino al 1920 quando la famiglia Bencini Tesi la rilevò insieme a 16 ettari di terreno. Passando di padre in figlio, la tenuta arriva nel 1999 nelle mani di Rossella Bencini Testi, ed è qui che la storia di Bacchereto Terre a Mano conosce il suo punto di svolta. Rossella infatti, dopo un primo approccio alla viticoltura di carattere imprenditoriale e standardizzato, insoddisfatta dei risultati troppo omologanti, si mette a studiare l’agricoltura biologica e quella biodinamica. Dopo una prima eliminazione di tutti i coadiuvanti chimici della vigna si procede ad un vero e proprio lavoro di rimodellamento del paesaggio in cui ai boschi e agli oliveti presenti naturalmente sono affiancati alberi da frutto.
Il risultato di questo lavoro è una produzione di appena 20.000 bottiglie suddivise tra tre vini, con il Carmignano docg a fare la parte del leone grazie alle 16.000 unità prodotte. Si tratta di un vino che nasce da otto ettari di vigneto, di 30 anni di età, su terreni calcarei, argillosi e scistosi, piantati con una densità di 3600 ceppi per ettaro, con una resa, sempre per ettaro, che non supera i 20 hl. Le uve di Sangiovese (75%), Cabernet Sauvignon (15%) e Colorino (10%), una volta raccolte e diraspate, effettuano macerazione e fermentazione alcolica, con i loro lieviti indigeni, per circa due settimane in tini di cemento vetrificato. Il vino ottenuto affina per un periodo di oltre due anni in botti di rovere di Allier da 350 litri, quindi per altri sei mesi in bottiglia, prima della commercializzazione.
L’annata 2016 sfoggia un colore rubino intenso, ed un ventaglio olfattivo che si apre su note di prugna cotta, mora di gelso, ribes rosso e violetta appassita, seguite da granatina di amarena, scorza d’arancio, vinile e tabacco biondo, con echi conclusivi balsamici e boisée. Il palato è di ottima profondità e concentrazione, con un gustoso controcanto fatto di freschezza, balsamicità e sapiditrà minerale, e un tannino già integrato; il tutto arricchito dalla frutta scura e dalle spezie che conducono il sorso a una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 91/100
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