
Sebbene il nome di Enzo Pontoni dica relativamente poco alla stragrande maggioranza dei consumatori di vino, vale la pena ricordare che si tratta della mente e delle braccia che stanno dietro la cantina Miani, che produce con incredibile costanza vini rari e leggendari. La storia di Enzo comincia intorno ai primi anni ’80 quando decide di lasciare il settore metalmeccanico, in cui lavorava, per occuparsi a tempo pieno della cantina di famiglia di Buttrio (10 chilometri a sudest di Udine), e dei vigneti di famiglia, tra Buttrio e Corno di Rosazzo, nella denominazione Colli Orientali del Friuli.
Il “segreto” dei vini Miani è la perizia e la cura maniacale con cui viene seguita ogni fase della produzione del vino, costantemente con lo scopo di dare vita ad autentici fuoriclasse. I vigneti crescono su terreni ricchi di marna (la celebre ponca friulana), ad un’altitudine tra i 150 e i 300 metri, e vengono concimati con letame bovino. Le uve vengono trattate esclusivamente con rame e zolfo, e il trattamento viene interrotto durante la fase di invaiatura per evitare che tali sostanze restino sulle bucce degli acini al momento della vendemmia, “sporcando” il vino con i loro sentori. I due aspetti più caratteristici del lavoro in vigna sono, però, una resa delle viti incredibilmente bassa (dai circa 20 ettari gestiti, Enzo non ricava più di 20.000 bottiglie di vino all’anno) e la scelta di vinificare ogni singola vigna separatamente, esaltando il concetto di Cru tanto caro ai vini di Borgogna, a cui Enzo non fa mistero di ispirarsi. In cantina la filosofia seguita è costituita da un mix tra un approccio naturale (estrazioni delicatissime, senza controllo della temperatura) e la convinzione che la mano dell’uomo debba intervenire per trasformare le uve nel vino che Enzo ha in mente.
Lo Chardonnay Baracca, che nasce nell’omonima vigna, è un vino ottenuto da uve che, dopo la pigiatura, fermentano e affinano per circa 12 mesi in barrique francesi. L’annata 2017 sfoggia un colore giallo paglierino piuttosto denso, quasi tendente all’oro, con un ventaglio olfattivo che si apre su note boisée di pesca sciroppata, albicocca disidratata, kumquat e biancospino, seguite da uva spina, alloro, zafferano e nocciola tostata, con echi conclusivi di conchiglia bruciata e pietra umida. Il gusto colpisce per la suadente morbidezza arricchita da buona sapidità minerale, una punta di acidità rinfrescante e una piacevole piccantezza di pepe bianco; il tutto accompagnato dal ritorno della frutta gialla, dell’agrume e delle spezie che persistono oltre una chiusura di notevole lunghezza.
Punteggio:94/100
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