La storia della produzione vitivinicola della famiglia Ramonet nell’areale di Chassagne-Montrachet prende avvio verso la fine del 1920 con Pierre Ramonet, giovane di belle speranze, che cominciò ad acquistare i primi fazzoletti di terra in quei luoghi. Se Pierre fosse semplicemente bravo nell’acquistare i terreni più vocati, o se fosse invece estremamente abile nella trasformazione delle uve in vino, non ci è dato saperlo con certezza, quello però che sappiamo è che, appena dieci anni dopo la nascita del Domaine, un cliente americano, Frank Schoonmaker, rimase talmente colpito dal livello dei vini che decise d’iniziare a esportarne grandi quantitativi (si parla di tre quarti dell’intera produzione).
Da allora il Domaine è passato da Pierre nelle mani del figlio André e, alla sua dipartita (2011), in quelle dei nipoti Jean-Claude e Noël,senza mai perdere la dimensione semplice, schietta e contadina di chi lavora la terra e le sue uve, e si preoccupa poco delle pubbliche relazioni, conscio che per queste ultime basta l’eccellente qualità dei loro vini. Attualmente la tenuta si estende per circa 16 ettari e vanta alcuni dei Climat più prestigiosi intorno alla collina del Montrachet (tra cui Bâtard-Montrachet, Bienvenues-Bâtard-Montrachet e Montrachet stesso), da cui vengono prodotte 24 diverse etichette.
Nonostante il motto di Noël sia “Un Ramonet fa tutto, in vigna o in cantina, dall’innesto all’imbottigliamento”, in realtà Noël stesso si occupa maggiormente della parte commerciale, mentre Jean-Claude soprassiede le principali operazioni di vigna e cantina.
In vigna si avverte ancora forte il debito di riconoscenza nei confronti del nonno Pierre, le cui scelte (che lo portarono ad essere definito l’Henri Jayer del Montrachet) erano motivate dal tentativo di prolungare l’età delle viti il più a lungo possibile, con lo scopo di ottenere rese naturalmente basse. In cantina la vinificazione dei bianchi comincia dalla delicata pigiatura e da travaso in vasche di cemento per la decantazione statica con la successiva fermentazione spontanea ad opera dei lieviti indigeni.
I vini vengono successivamente trasferiti in barriques di Allier e Vosgi, che conferiscono rispettivamente finezza e spessore gustativo, con una percentuale di botti nuove che sale man mano che si passa dai vini Village ai Premier e Gran Cru. Aproposito dell’affinamento, una caratteristica dei vini firmati Ramonet è che viene portato avanti con frequenti batonnages e può durare più dei canonici 12-15 mesi; quindi la cantina è attrezzata per poter ospitare, nei suoi locali di affinamento, due annate consecutive.
Non è questo il caso dello Chassagne-Montrachet Premier Cru Morgeot, nella zona meridionale del Climat, a una manciata di metri da Santenay, vinificato secondo quanto appena spiegato, e affinato in barriques nuove al 35%, dove avviene anche la fermentazione malolattica.
L’annata 2012 sfoggia un colore dorato splendente, con un ventaglio olfattivo che si apre su note affumicate, di albicocca disidratata, uva sultanina e scorza di cedro, seguite da biancospino, miele di castagno, nocciola tostata, e incenso del Monte Athos, con echi conclusivi di selce umida e conchiglia combusta. Il palato riesce a trasmettere un piacevole agilità dovuta a sapidità minerale e freschezza balsamica, nonostante la profondità e l’ampiezza; il tutto arricchito dal ritorno della frutta gialla e della conchiglia combusta che accompagnano il sorso fino a una lunga e succosa chiusura.
Rating: ⭐⭐⭐⭐⭐
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