
Secondo la documentazione storica, lo Château Batailley deve il suo nome ad una battaglia (in Francese bataille) svoltasi nei pressi di questo castello intorno al 1452. Si trattò di uno scontro di importanza storica poiché, in quell’occasione, le truppe francesi riuscirono a reimpossessarsi del vicino Château Latour e, da quel punto nevralgico, cominciarono a gettare le basi, nella celebre Guerra dei Cent’Anni, per la cacciata delle truppe inglesi, dopo 300 anni di dominio, dall’Aquitania. Anche la viticoltura a Château Batailley è un’attività piuttosto antica, visto che sempre la documentazione ufficiale testimonia la presenza di vigneti già nel 1500.
Per parlare di alta qualità bisogna però fare un salto nel tempo ed arrivare al 1816, quando una parte della tenuta fu rilevata da una importante maison di négociant di Bordeaux, i Barton and Guestier, nella figura di Daniel Guestier. Il lavoro di Daniel portò all’ampliamento dei vigneti, all’ammodernamento del castello e al miglioramento degli impianti di vinificazione; tutte operazioni che innalzarono il livello di questo vino e lo fecero rientrare, come Cinquième Grand Cru Classé, nella celebre Classification dei mercanti di Bordeaux del 1855. Da allora questo Château è passato di mano più volte ed è stato diviso in due proprietà, il Batailley e l’Haut Batailley, di cui la maggiore (il Batailley) è, dal 1932, di proprietà della famiglia Borie.
L’attuale estensione dei vigneti è di 60 ettari, piantati ad alta densità (8000 ceppi per ettaro) con cabernet sauvignon (70%), merlot (25%), cabernet franc (3%) e petit verdot (2%), divisi in quattro lotti principali, per un totale di 60 diverse parcelle, una parte delle quali ha cominciato a utilizzare, da una decina d’anni, tecniche di agricoltura biodinamica. Dopo la raccolta, con una prima selezione in pianta, le uve vengono completamente diraspate e, quindi, vinificate in 60 tini di acciaio inox termoregolati (uno per ogni parcella), dove si svolge anche la fermentazione malolattica. Infine il vino ottenuto affina, per circa 16-18 mesi, in barriques di rovere francese, nuove al 60%, nella vecchia chai del 1840, prima dell’imbottigliamento e della commercializzazione.
L’annata 2016, un blend di cabernet sauvignon (85%), merlot (12%) e petit verdot (3%) sfoggia un colore rubino estremamente concentrato, impenetrabile, con un ventaglio di aromi che parte con un frutto rosso a metà strada tra prugna cotta, durone croccante e ribes rosso e nero, uniti a caffè tostato, grafite e goudron, con un contorno di pot pourri, cioccolato fondente al 70%, tabacco Virginia, ed echi di humus e vinile. Il gusto si sviluppa a partire da una prima percezione di morbidezza e da tannino incredibilmente profondi ed eleganti, con l’idea appena accennata di dolcezza a cui si affiancano quel tanto di sapidità e acidità necessarie a bilanciare il sorso, mentre per via retro-olfattiva ritornano il cioccolato, il vinile e la frutta rossa che permangono fino ad una chiusura di eccezionale lunghezza.
Punteggio: 92/100
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