Il fascino innegabile che Bordeaux riesce a suscitare con invidiabile costanza, è uno dei tratti distintivi che ha permesso al suo commercio vitivinicolo di prosperare nel corso dei secoli. Questa osservazione vale anche per Château Giscours, un vino ottenuto da una proprietà terriera, nell’areale di Margaux, rilevata da Pierre de l’Horme nel 1552, ed espansa progressivamente fino al 1571. La storia di questo Château è ovviamente ricca di aneddoti, tra cui è impossibile non citare quello avvenuto, a 2500 metri di altitudine, nel 1870, durante il conflitto tra Francia e Prussia. Pare infatti che i signori Gambès e Barry abbiano pasteggiato in mongolfiera con due bottiglie di Château Giscours sorvolando il confine dello scontro e lanciando nelle linee prussiane una bottiglia vuota con il messaggio “Pasto delizioso, ottimo Château Giscours e buon appetito!”.
Qualche anno dopo, nel 1885, durante la celebre classificazione per mano dei mercanti di Bordeaux, lo Château verrà inserito tra i Troisièmes Crus, grazie all’operato dell’enologo dell’epoca, Edouard Cruse, e alle cantine storiche, ideate nel 1847 da Pierre Skawinski. Per quanto riguarda le vigne da cui si ottenne quel vino, si trattava di un centinaio di ettari rimasto pressoché immutato in questi ultimi due secoli di storia, e composto da tre altopiani dalle diverse caratteristiche. Il più alto, Le Grand & Petit Poujeau, sorge a 21 metri slm ed e composto da ghiaie di grandi dimensioni che formano terreni caldi e particolarmente adatti al Cabernet Sauvignon. All’opposto, ad appena 12 metri slm, sorge il falsopiano Bel Air, la cui composizione è un mix di ghiaie più piccole e sabbie, terreno che garantisce maggiore freschezza, e da cui si ricavano in maggioranza le uve nelle annate particolarmente calde. L’ultimo altopiano, il Plateau de Giscours (noto anche come Cantelaude), un perfetto mix tra i primi appezzamenti, sorge a 17 metri slm, e risulta quello più vocato per il Merlot e per il Caberenet Sauvignon di tipo più speziato e meno fruttato.
I vitigni distribuiti tra questi tre appezzamenti, sono Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot e, per ognuno di essi, esistono appezzamenti risalenti a un secolo fa (1923) in cui, lentamente, si procede a un meticoloso processo di reimpianto clonale. Proprio per preservare questo tesoro storico, dall’inizio degli anni 2000, la cantina ha cominciato un lavoro di conversione al regime biologico unito alla lotta per la preservazione delle riserve idriche naturali. A fianco a queste iniziative si è deciso di ritornare a un’aratura condotta con mezzi meccanici leggeri (per evitare una eccessiva compattazione del terreno e preservarne la traspirazione) e alla pratica dell’inerbimento tra i filari necessario per la pratica del sovescio.
L’attuale produzione, che comprende un vino rosato (Le Rosé x Giscours), un rosso d’entrata (Haut-Médoc Giscours), e un Second Vin vero e proprio (La Sirène de Giscours), vede ovviamente nell’omonimo Grand Vin il suo portabandiera. La sua annata 2005 è composta da Cabernet Sauvignon (62%) e Merlot (38%) ed è stata vendemmiata in più passaggi (dal 22 settembre al 6 ottobre), raccogliendo prima le uve delle piante più giovani e dando il tempo a quelle più vecchie di raggiungere la perfetta maturazione. Dopo la cernita ottica e una macerazione leggera, per evitare un’eccessiva estrazione, il vino ha fermentato e macerato per 35 giorni, a una temperatura controllata di 28°C, prima dell’affinamento in barrique, nuove al 50%, di oltre un anno.
Dopo l’opportuna ossigenazione il vino ha sfoggiato un colore rubino ancora piuttosto intenso, con le prime screziature color mattone, e un ventaglio olfattivo che si è aperto su note di vinile, fiori secchi, prugna cotta e passata di pomodoro, seguite da ciliegia durone, eucalipto, pepe nero e tabacco Balkan Sobranie, con echi conclusivi empireumatici ed ematico/ferrosi. Il palato ha confermato l’eleganza di Giscours, con una piacevole freschezza balsamica, un corpo di media struttura, un tannino ancora vivo, seppur totalmente smussato, e una chiara sensazione ematico/ferrosa; il tutto arricchito dal ritorno delle spezie più nobili e da un tocco di frutta rossa che hanno accompagnato il sorso a una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 92/100
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