La storia di Château Sociando-Mallet affonda le radici indietro nel tempo, fino all’inizio del XVII secolo, a giudicare dal fatto che è possibile rinvenire documentazioni ufficiali che attribuiscono quei terreni a un aristocratico di origine basca che di cognome faceva Sociondo. Nel tempo Sociondo diverrà Sossiondo e quindi Sociando, fino al 1831 quando, dopo numerosi passaggi di mano, la proprietaria Marie-Elisabeth Alaret unirà al nome della proprietà quello del nonno, il capitano di mare Achille Mallet, dando definitivamente origine allo Château Sociando-Mallet. La proprietà di questo Château dovrà però subire ancora diversi passaggi fino a giungere nelle mani di Jean Gautreau, colui che porterà il vino di questo Domaine ai fasti che oggi tutti gli riconoscono.
Nato nel 1927, Jean era figlio di una ricca famiglia di assicuratori, con un fulgido futuro nel mondo del tennis professionistico, trovatosi quasi per caso a lavorare per un ufficio d’intermediazione commerciale, dove cominciò a occuparsi di esportazione dei vini di Bordeaux meno pregiati verso le colonie africane. Era il 1948 e, già nel 1950, Jean decise d’intraprendere un’attività di brokeraggio enologico in proprio, creando le sue prime relazioni con Belgio e Paesi Bassi per poi, grazie all’aumento dei prezzi dei vini di Bordeaux, creare una società commerciale che prese a occuparsi anche dei grandi vini di quell’areale. Mancava solo l’ultimo passo che avverrà nel 1969 quando, alla ricerca di una proprietà vitivinicola per un cliente belga, si imbatterà nello Château Sociando-Mallet, decidendo di acquistarlo in proprio per la cifra di 250.000 franchi.
Lo Château, che versava in uno stato di semi abbandono, con appena cinque ettari vitati e un garage dimesso con un tino per la loro vinificazione, sarà investito dalla determinazione di Jean che, dopo l’eccezionale risultato della seconda annata prodotta, decide di costruire una cantina adeguata, moderna ed efficiente. I vigneti, composti di ghiaia fine su un sottosuolo argilloso, vengono progressivamente ampliati, fino ad arrivare alla attuale estensione di 83 ettari, tutti collocati sulla collina di Baleyron. Questa collina, su cui insistono anche la residenza e i locali di vinificazione e affinamento, è uno dei terreni più vicini all’estuario della Gironda, in grado di garantire una eccellente ventilazione ed escursione termica, aspetti più che mai rilevanti in epoca di surriscaldamento globale.
Dal 2019, dopo la morte di Jean, questo patrimonio è passato alla sua unica figlia Sylvie che ha mantenuto invariato l’approccio produttivo tanto in vigna quanto in cantina. Nei campi si praticano due arature annuali (una d’inverno e una d’estate), la potatura viene effettuata solo d’inverno, mentre la potatura verde non è contemplata, e l’apparato fogliare resta invariato secondo il principio che il perfetto arricchimento dei grappoli passa anche attraverso le parti vegetali della pianta. La vendemmia richiede tre settimane, con ripetuti passaggi in vigna, partendo dalle piante più giovani, per terminare con quelle più vecchie, che hanno bisogno di più tempo per terminare il ciclo di maturazione delle uve.
La cantina produce due vini, il Second Vin Demoiselle de Sociando-Mallet, ottenuto dai vitigni più giovani, situati sui terreni meno profondi, e il Grand Vin Château Sociando-Mallet, il vino dei terreni più storici e vocati. Per quanto riguarda quest’ultimo, si tratta di un blend di Merlot (50%), Cabernet Sauvignon (47%) e Cabernet Franc (3%) che, una volta arrivati in cantina, macerano e fermentano per mezzo dei lieviti indigeni, a temperatura controllata, in un mix di vasche d’acciaio e cemento, mantenendo le varie parcelle separate, con costanti follature e rimontaggi. Serviranno 18 mesi di affinamento in barrique di primo e secondo passaggio, prima dell’imbottigliamento senza filtrazioni e della commercializzazione.
L’annata 2016 sfoggia un colore rubino di grande concentrazione, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di sciroppo di amarena, prugna cotta, passata di pomodoro e carrubo, seguite da pot pourri, peperone rosso, vaniglia, caffè tostato, con echi conclusivi di vinile e carpenteria. Il palato è caratterizzato da un’austera densità accompagnata da discreta morbidezza, buona sapidità e un tannino incisivo e ritmato; il tutto arricchito dalla frutta e la speziatura scure che accompagnano il sorso fino a una chiusura di ottima lunghezza.
Puntegio: 91/100