
Antonio Camillo è prima di tutto un vigneron nel senso più letterale del termine, un uomo che per tantissimo tempo si è “sporcato le mani” lavorando per diverse cantine nella Maremma Toscana. La sua storia ha un punto di svolta quando, nel 2001, si incrocia con quella di Giampaolo Paglia e della sua cantina Poggio Argentiera, di cui diviene oltre che direttore tecnico anche un instancabile factotum. Nel 2006 Antonio individua un vecchio vigneto in località Vallerana Alta e, raggiunto un accordo anche economico con Paglia, lo acquista e vi produce due vini da uve Ciliegiolo che sono commercializzati da Tenuta Argentiera, anche se in etichetta è specificato a chiare lettere il suo nome. Oggi Argentiera ha cambiato proprietà e Antonio, dopo aver detto addio al suo ruolo in azienda, si dedica esclusivamente alla sua cantina che, finalmente, possiede ambienti di vinificazione propri, la cui costruzione è terminata nel 2016.
Le vigne coprono 17 ettari e sono composte da viti di oltre 50 anni di età, distribuite tra Manciano, per la maggior parte, e Pitigliano. L’età avanzata delle viti è una caratteristica comune ed essenziale per la cantina, poiché l’esperienza ha insegnato ad Antonio che serve il tempo adeguato perché una pianta sia in grado di produrre frutti equilibrati, in grado di dare la giusta eleganza al vino. L’attenta viticoltura tradizionale praticata, certificata biologica, è caratterizzata da tanta manualità, uso esclusivo di rame e zolfo, e una tendenza a interferire il meno possibile con la natura, tanto in vigna quanto in cantina.
Anche se nel tempo la produzione si è espansa ad altri vitigni, il vero vitigno-firma della cantina resta il vino a base Ciliegiolo che, nel suo esempio più noto, il Vigna Vallerana Alta, ha raccolto tantissimi consensi per la sua elevata qualità. Si tratta di un vino prodotto da una vigna singola di circa un ettaro, di oltre 50 anni di età, situata a 400 metri di altezza, su terreni argillosi, ricoperti da ghiaia rossa, nel comune di Capalbio, a 30 chilometri dal mare. Le uve, raccolte mediamente a fine settembre, sono vinificate in cemento con una macerazione sulle bucce di circa un mese; quindi affinano un anno, in botte da 15 hl, e altri sei mesi, tra cemento e bottiglia, prima della commercializzazione.
L’annata 2018, di colore rosso rubino di buona consistenza e intensità, profuma di durone, susina rossa, muschio, e violetta appassita, con un contorno di sottobosco, scorza d’arancia, pepe di Sichuan e noce moscata, e una eco conclusiva di vinile. Il gusto è decisamente equilibrato, principalmente morbido e fresco (senza eccessi), con una punta di piccante e il ritorno retro-olfattivo di frutta rossa e vinile che accompagna il sorso a una chiusura di buona persistenza.
Punteggio: 89/100
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