Una sessantina di chilometri a sud di Napoli, in Campania, si staglia sul mare il fiordo di Furore, a pochi chilometri da Amalfi, una zona dalla bellezza selvatica ritratta, già nel ‘700, negli acquerelli dei pittori dell’epoca, i quali non mancavano mai d’inserire nelle loro opere un riferimento ai celebri vigneti terrazzati, dei veri e propri lembi di terra strappati al mare con fatica. Proprio in questi lembi di terra, nel 1942, viene fondato il marchio Gran Furor Divina Costiera, con l’intento di commercializzare in maniera ufficiale i prodotti enologici di quelle terre. Tra i vinificatori di questa nuova realtà figura la famiglia Ferraioli il cui discendente, Andrea, decide, nel 1980, di rilevare in toto il marchio con l’intento di fare compiere ai vini locali il definitivo salto qualitativo. Dopo appena tre anni il progetto compie un ulteriore passo in avanti con il matrimonio tra Andrea e Marisa Cuomo, e con la decisione di Andrea di regalare alla moglie la cantina che, dal 1983, prende il nome di Cantine Marisa Cuomo.
Da un punto di vista naturale le uve di questa cantina godono di condizioni ottimali poiché si trovano a un’altitudine di 400/500 metri slm e, quindi, subiscono un grande sbalzo termico tra il giorno e la notte. A questo aspetto va aggiunta l’influenza esercitata dalla fresca brezza marina e dal caldo dell’eccellente irrorazione solare, un mix gestito sapientemente anche grazie alla supervisione di tutte le fasi della produzione enologica da parte del professor Luigi Moio. Infine, i vini ottenuti da circa 10 ettari di terreno (3,5 di proprietà) affinano in un ambiente tanto suggestivo quanto funzionale: una cantina naturale, interamente scavata nella roccia di origine dolomitico-calcarea.
Tra i vini più importanti prodotti da questa cantina trova spazio il Costa d’Amalfi Riserva DOC Furore Rosso, un taglio di Piedirosso (noto anche come “Per’ e’ Palumm'”=Piede di Colombo) e Aglianico in parti uguali, coltivati a Furore e nei comuni limitrofi. Le viti, disposte ad un’altitudine tra i 400 e i 550 metri slm, con una densità d’impianto tra i 5000 e i 7000 ceppi per ettaro, rendono circa un chilo per pianta, raccolto in leggera surmaturazione nella terza decade di Ottobre. Una volta arrivate in cantina le uve vengono interamente diraspate e, quindi, sono lasciate fermentare e macerare intensamente (circa 30 giorni), prima dell’affinamento in barrique, durante il quale avviene anche la fermentazione malolattica.
L’annata 2016 sfoggia un colore rubino di buona concentrazione, ed un ventaglio olfattivo che si apre su note di ciliegia durone, mora di gelso, ribes nero e carrubo, seguite da rosa appassita, macchia mediterranea, vaniglia e humus, con echi conclusivi di incenso del monte Tabor. Il palato è essenzialmente morbido e generoso, senza perdere però la giusta tensione, anche grazie alla dinamicità del tannino e a una eccellente componente sapido/minerale; il tutto arricchito dal ritorno della frutta rossa e delle spezie che accompagnano il sorso ad una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 89/100
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