
La viticultura siciliana moderna annovera tra i suoi pionieri la figura di Diego Planeta che, ereditati terreni e cantina nell’enclave di Forte dell’Ulmo (Menfi), li trasformò in un laboratorio sperimentale a cielo aperto, coadiuvato da figure quali Giacomo Tachis e Attilio Scienza.
Uno dei primi simboli di questa Nouvelle Vague fu, nel 1985, l’impianto dello chardonnay a seguito di un accurato studio sulla adattabilità del genius loci ai vitigni cosiddetti internazionali.
Oggi la cantina, che si è espansa con terreni un po’ in tutta la Sicilia, è di fronte a un altro punto di svolta, rappresentato ancora una volta da uno Chardonnay, Didacus, dedicato, dalla nuova generazione, al pioniere Diego Planeta, che appunto da bambino veniva così chiamato. Il vino, prodotto per la prima volta nel 2014 dalle vigne storiche di Ulmo, è il frutto di una selezione manuale dei migliori grappoli che vengono destinati alla fermentazione e successivo affinamento di 10 mesi in barriques (80% vecchie, 20% nuove), di cui i primi 6 con bâtonnage settimanale sulle fecce fini.
L’annata 2016 svela nel bicchiere un bel giallo dorato consistente, quasi ambrato, con un naso davvero potente in cui albicocca e miele di zagara aprono le danze, per poi cedere il passo a lime, ananas e un mix tra burro di Normandia, nocciola tostata, osso bruciato e pietra focaia In bocca c’è ricchezza materica con un allure di boisée e toffee sposati a una vena vegetale acido-sapida che equilibra il sorso sontuoso e lo indirizza verso un finale su toni davvero rinfrescanti che potrebbero sembrare di “Kimmeridge” (se non fosse che ci troviamo decisamente distanti).
Punteggio: 89/100
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