
Il domaine Arnoux-Lacaux, la cui sede sorge a Vosne-Romanée, in Borgogna, vanta una storia plurisecolare, essendo stato fondato dal patriarca della famiglia Arnoux nel 1858. Ciononostante, la data più importante resta l’inizio degli anni ’60 quando Robert Arnoux decise di optare per l’imbottigliamento privato delle uve di proprietà, dando l’avvio alla storia ufficiale. Nel 1987 la figlia di Robert, Florence Arnoux, sposa Pascal Lachaux che affianca il suocero nella conduzione del domaine, divenendone poi il titolare alla morte di quest’ultimo, nel 1995. A partire dal 2015 il domaine è passato nelle mani del figlio di Pascal e Florence, Charles Lachaux, già presente in azienda dal 2011 e vero artefice di una seconda rivoluzione, importante almeno quanto quella degli anni ’60.
I 14,5 ettari di vigneti di proprietà, distribuiti su 15 diversi terroir, sono gestiti da Charles secondo i principi biodinamici, con lavori in vigna e cantina condotti seguendo le fasi lunari, con lo scopo di prolungare la vita e migliorare la salute delle piante. Inoltre, Charles ha condotto studi che lo hanno portato a mostrare una ragionevole preoccupazione riguardo gli effetti dannosi anche dei tradizionali trattamenti a base di zolfo e rame, le cui dosi utilizzate diminuiscono anno dopo anno. Sulle viti viene praticata una potatura piuttosto insolita che lascia che i tralci crescano fino ad oltre due metri di lunghezza, prima di venir potati a 1,8 metri, contro una media di 1,1. Questo perchè altri studi, condotti sempre da Charles, hanno dimostrato che lasciare i tralci più lunghi della media comporta uno sforzo maggiore da parte delle radici per pompare sostanze nutrienti all’apparato vegetativo, e ciò comporta una loro crescita più sana, robusta e in profondità. In cantina Charles sostiene che non c’è nessuna “ricetta” preconfezionata, ma si può asserire che la fermentazione a grappolo intero sia una tecnica da lui usata in percentuale sempre maggiore, divenendo una scelta stilistica ormai nettamente percepibile. Anche l’estrazione dalle bucce non ha tempistiche standardizzate, dura semplicemente il tempo necessario, con costanti follature e rimontaggi.
Uno dei vini più importanti del domaine è sicuramente l’Echezaux, un Pinot Nero che nasce in uno dei più celebri Gran Cru della Côte de Nuits, su un terreno a matrice argilloso-calcarea. Dopo la raccolta, rigorosamente manuale, si procede alla fermentazione con i grappoli, interi per il 70%, posti in vasca senza alcuna pigiatura e lasciati fermentare a freddo. Il vino ottenuto è travasato per gravità in barriques, nuove al 100%, dove svolge la fermentazione malolattica e affina oltre un anno, prima di venir imbottigliato (a inizio Marzo) e messo in commercio.
L’annata 2012 sfoggia un rubino scintillante con qualche screziatura granato appena accennata, e un ventaglio olfattivo che si apre su note di ciliegia durone, fragolina di bosco, ribes rosso e pot pourri, seguite da arancia rossa, vinile, humus e caffè tostato, con echi conclusivi di conchiglia bruciata, ebanisteria, grafite e incenso. Il gusto è caratterizzato da buona morbidezza che, progressivamente viene affiancata da freschezza balsamica e da una componente sapida, quasi salmastra, il tutto mentre eleganti tannini scandiscono il sorso e per via retro-olfattiva si ammira un ritorno davvero ampio dei sentori fruttati e speziati che persistono lungo anche dopo una chiusura altrettanto lunga.
Punteggio:94/100
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