La storia che lega la famiglia Deiss all’Alsazia, più specificamente a Bergheim, nei pressi di Ribeauvillé, affonda le sue radici indietro nel tempo, fino alla prima metà del 1600. Già da allora i Deiss erano conosciuti sia per la loro abilità nella lavorazione del ferro che per l’eccellente conduzione agricola delle loro terre, anche se ancora non si parlava di viticoltura. Infatti, la fondazione ufficiale della cantina Marcel Deiss, arriverà soltanto nel 1947 per poi passare nelle mani del figlio Mathieu e, attualmente, in quelle del nipote Jean-Michel Deiss.
L’importanza di questa cantina sta tutta nel denso pensiero filosofico alla base delle sue scelte produttive, tanto in vigna quanto in cantina, riassumibile nell’esaltazione del concetto di “lieu”. Questo concetto, assimilabile in qualche modo a quello di terroir, lo supera nella teorizzazione che ne sta alla base, fondata sulla convinzione che il microclima di ogni singolo lieu abbia delle specifiche coordinate gustolfattive. Per esaltare queste coordinate, secondo i Deiss, occorre ritornare alle radici della viticoltura locale, lasciando che sia la natura e non l’uomo a dettare i tempi delle varie fasi annuali, e anche i modi.
Tutto è cominciato nel 1984 con l’acquisizione del Grand Cru Schoenenbourg, piantato dopo la prima guerra mondiale, su cui furono rinvenute delle minuscole parcelle di altri vitigni, alcuni dei quali completamente sconosciuti, raggruppate in piccole aree circolari. Il primo step fu quello di portare, in via sperimentale, tutte le uve a maturazione e di assaggiarne le basi, scoprendo che il gusto dei singoli vitigni non era poi così dissimile, l’uno dall’altro. Questa scoperta portò alla convinzione che era il “lieu” a dare il gusto più che il varietale, e alla conseguente scelta di applicare questo tipo di viticoltura, denominato “complantation”, alla maggior parte dei vigneti di proprietà, con alcune zone in cui si è arrivati a mettere a dimora fino a 60 diverse specie d’uva.
Ovviamente il rispetto agronomico implica anche quello tecnico, osservato mediante una serie di misure di stampo biodinamico che vanno, dal rispetto dei cicli astronomici, al rifiuto dei diserbanti (sostituiti dal compost organico), e all’utilizzo dei classici preparati 500 e 501. Come se ciò non bastasse, vengono messe in opera tante operazioni di miglioria dell’ecosistema come l’incoraggiamento allo sviluppo della fauna selvatica, accompagnata dalla creazione di zone boschive (mediante la piantumazione di alberi da frutto) in grado di ospitare la suddetta fauna. Ovviamente, anche in cantina si segue l’approccio naturale con l’utilizzo esclusivo dei lieviti indigeni, il rifiuto di correttori, batteri ed enzimi, e nessun intervento di chaptalization, acidificaizone o deacidificazione.
Tutto questo è possibile trovarlo anche nel Premier Cru Engelgarten, un vigneto giacente su terreno ghiaioso, con scheletro gessoso, in grado di portare le piante a un forte stress idrico, condizione ottimale per ottenere la perfetta maturità fisiologica delle uve. A proposito delle uve si tratta di un mix composto principalmente da Riesling, Pinot Gris, Pinot Beurot, Pinot Noir e Muscat, selezionati in pianta e vendemmiati manualmente dopo aver protratto il loro sviluppo fino alle prime ondate di freddo di ottobre. Dopo una delicata pressatura a grappolo intero, e la fermentazione spontanea di tutte le uve, senza distinzione di tipologia, per mezzo dei lieviti indigeni, in grandi botti di rovere, il vino affina sulle fecce fini per 12 mesi, prima dell’imbottigliamento senza filtrazione, e della commercializzazione.
L’annata 2016 sfoggia un colore paglierino lieve, screziato da qualche pennellata di verdolino, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di albicocca disidratata, miele di castagno, pesca sciroppata e biancospino, seguite da pepe bianco, nocciola tostata, clorofilla e fiore di bosso, con echi conclusivi di selce umida. Il palato unisce profondità e generosità, nonostante la fresca sensazione balsamica e quella sapido/minerale; il tutto arricchito dal ritorno della frutta bianca e della spezia dolce che accompagnano il sorso fino a una chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 90/100