
Da ormai più di qualche anno i vini della regione del Beaujolas hanno cominciato ad attirare i palati più esigenti della critica francese ed internazionale trasformandosi, progressivamente, da billanti promesse a solide certezze. Tra i viticoltori che riescono a produrre all’interno di questa appellation i vini più celebri e ambiti dal mercato, Fabien Duperry costituisce un caso a se stante. In effetti, Fabien ha deciso di dedicarsi alla produzione enologica soltanto nel 2007, a 43 anni, essendo stato, fino a quel momento, uno dei maggiori mercanti di vino di Borgogna che poteva contare su allocazioni vertiginose da parte dei principali Domaine della zona, tra cui Romanée-Conti, Leroy o Coche-Dury. La possibilità di disporre di tali capolavori ha contribuito a formare in Fabien un palato estremamente raffinato e, quando ha deciso di abbandonare tutto e dedicarsi alla viticoltura (esclusivamente per passione), questa dote lo ha aiutato moltissimo nell’elaborare vini che, fin da subito, si sono dimostrati eccellenti.
Nel suo Domaine, Jules Desjourneys, Fabien ha riportato un po’ delle idee assimilate in Borgogna, a cominciare dalla suddivisione in tante microparcelle dei suoi 7 ettari tra Fleurie e Moulin-à -Vent (a cui vanno sommati 10 ettari nel Mâconnais). Questa suddivisione è stata arricchita dallo studio dei terreni e da una loro classificazione che copia quella borgognotta con i 1er Cru (i Villages Fleurie e Moulin-à -Vent) e i Gran Cru (le parcelle più nobili dei Villages, come Les Michelons o Chassignol a Moulin-a-Vent, ad esempio).
Indipendentemente dalla clasificazione, i terreni sono tutti coltivati manualmente in regime biodinamico (il trattore è stato completamente abbandonato), con una densità d’impianto che varia tra i 10.000 e 14.000 ceppi per ettaro, ed una resa inferiore ai 30 quintali, sempre per ettaro. In cantina la filosofia è evoluta nel tempo e, dopo la cernita manuale operata da un team di 18 persone, si è passato dalla macerazione effettuata col 100% dei raspi a una con il solo 30%, dall’affinamento in legno a quello in vasche di cemento e vetro, il tutto senza addizione di anidride solforosa. Anche l’imbottigliamento e la conservazione dei vini è stato oggetto di studio, con la scelta di utilizzare tappi di sughero più lunghi e costosi della norma, e di immergere le bottiglie nella cera, tutto ciò per garantire che non si verifichino sgradite ossidazioni. Alla luce di tutte queste attenzioni, non stupisce che il prezzo delle bottiglie di Fabien sia spesso più alto della media, arrivando a costare il doppio (o talvolte il triplo) di una bottiglia proveniente dalla stessa denominazione, come nel caso di questo Fleurie Sacré Graal. Si tratta di uno dei suoi vini più celebri, considerato da Fabien uno dei suoi migliori Grand Cru, ottenuto da uve provenienti dai suoi due vigneti preferiti: “Les Moriers” (di 80 anni) e “La Chapelle des Bois” (piantato nel 1893).
L’annata 2015 sfoggia un colore rubino intenso dall’unghia purpurea, con un ventaglio di profumi che si apre su note di ciliegia durone, fragolina di bosco, mora e pot pourri, seguite da melagrana, scorza d’arancia, tabacco aromatico da pipa e humus, con echi conclusivi di vinile e grafite. Il gusto, nonostante la buona morbidezza, colpisce soprattutto per l’eccellente equilibrio fra freschezza e sapidità, con una punta di pepe nero e un tannino elegantissimo, il tutto arricchito dal ritorno gusto-olfattivo della frutta rossa e del vinile che accompagnano il sorso fino a una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 92/100
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