Un amante dei grandi Pinot Nero che la Borgogna sa regalare a Gevrey-Chambertin, ne conosce quasi a menadito i grandi interpreti e sa che, tra tutti, il Domaine Armand Rousseau si staglia come il più importante, grazie alla sua fama meritatamente leggendaria. Per chi non lo conoscesse, basta dire che i capolavori che questa cantina da alla luce ogni anno hanno acquistato un prestigio così alto da essere tutti allocati ancor prima della commercializzazione ufficiale.
Tutto comincia all’inizio del 20° secolo quando il giovane Armand unisce i terreni ereditati dalla sua famiglia a quelli portati in dote dalla moglie, in seguito al suo matrimonio del 1909, dando vita al nucleo originario del Domaine, comprese la cantina e la tinaia, nella parte più antica del paese. Armand crede molto nelle potenzialità di quelle terre e, con i profitti del suo commercio di vini sfusi, si dedica ad acquisire piccole porzioni di terreni sempre più prestigiosi da cui ricava i primi vini ad essere venduti imbottigliati ed etichettati privatamente. Alla morte di Armand, sarà il figlio Charles a portare avanti il Domaine espandendo l’attività di esportazione a nuovi mercati, negli anni ’60 e ’70, sia europei che extra-europei, come Canada, Australia, Nuova Zelanda e infine in Asia (il mercato statunitense era già stato aperto dal padre negli anni ’30). Da allora il Domaine non ha smesso di crescere qualitativamente, grazie al figlio di Charles, Eric (1982), e alla nipote Cyrielle (2014), intraprendendo anche un percorso di conversione ad un modello di coltivazione ecologico e a basso impatto ambientale.
Tra i 15 ettari di vigneto del Domaine, tutti nell’appellation di Gevrey-Chambertin, con viti di un’età meda tra i 40 e i 50 anni, piantate ad una densità di 11.000 ceppi per ettaro, figura un terzo del climat Clos Saint Jacques, il cui nome è legato al ritrovamento di una statua di San Giacomo, sepolta nei suoi terreni, e alla presenza di una cappella a lui dedicata, su uno dei celebri cammini per Santiago de Compostela. Questo Clos appartenne, fino al 1954, al Conte de Moucheron, un monarchico che rifiutò di sottoporlo alla classificazione degli appezzamenti operata nel 1953 dall’INAO (da lui ritenuto un istituto eccessivamente repubblicano) e che, per questo motivo, fu estromesso dalla classificazione delle Appellations d’Origine Contrôlée. Oggi quel Clos è unanimemente considerato un Grand Cru “mascherato”, ed il vino che i Rousseau vi ricavano è uno dei più ambiti della loro intera produzione. Questo Pinot Nero, ottenuto da viti che crescono su terreni ricchi di argille e calcare, con una resa di meno di 300 grammi per pianta, al suo arrivo in cantina subisce una selezione, su apposito tavolo di cernita, e la totale diraspatura. Dopo una macerazione a freddo di cinque-sette giorni il mosto viaggia per gravità in barrique dove rimarrà per l’intero processo di vinificazione della durata media di 18-24 mesi, prima dell’imbottigliamento senza filtrazione e della messa in commercio.
L’annata 2006 sfoggia un colore rubino con screziature che cominciano a virare verso il granato, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di amarena, ribes rosso, erbe officinali e pot pourri, seguite da arancia rossa, vaniglia, chiodo di garofano e pepe nero, con echi conclusivi empireumatici ed ematico/ferrosi. Il palato, dopo uno slancio fresco e piccante, plana su sentori più morbidi e sapidi, con un tannino delicato ed elegante a cadenzare il sorso; il tutto arricchito dal ritorno della frutta rossa e dei sentori ematico/ferrosi che persistono anche dopo una succosa e lunga chiusura.
Punteggio: 94/100
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