
La biografia di Gavino Sanna è caratterizzata da una lunga serie di esperienze nel mondo della pubblicità che lo hanno reso il più celebre rappresentante italiano di questa categoria, nonché uno dei più famosi a livello mondiale. Da Sassari a New York, dove ha collaborato anche con la factory di Andy Warhol, e poi di nuovo in Italia, Gavino ha collezionato successi e riconoscimenti senza soluzione di continuità. Uno dei progetti più recenti di questo eclettico e geniale personaggio è la cantina Mesa, fondata nel 2004 a Sant’Anna Arresi, nel Sulcis-Igesiente, nell’estremo settore sud-occidentale della Sardegna.
Pur non essendo un esperto di viticoltura (la conduzione agronomica e quella enologica sono affidate a Stefano Cova e Michele Flore) Sanna ha dato un decisivo contributo alla cantina, occupandosi di ciò che conosce meglio: il marketing, la comunicazione ed il progetto grafico. Proprio per questa ragione, nonostante la cantina sia stata acquistata nel 2017 dal gruppo Santa Margherita, Gavino ha conservato una importante quota di partecipazione, oltre a un ruolo di rilievo nella definizione della sua immagine.
Dai 78 ettari di vitigni (66 di proprietà e 12 in affitto), collocati su terreni spesso davvero a pochi passi dalla sabbia bianca e dal mare, provengono le uve tradizionali della Sardegna (Vermentino, Carignano e Cannonau, oltre a un appezzamento vitato a Syrah) utilizzate per la vinificazione nella cantina di proprietà. Quest’ultima, la cui facciata riprende il tema grafico utilizzato da Sanna per le etichette delle bottiglie (una stilizzazione di temi tradizionali degli arazzi sardi), si estende su 5.000 metri quadrati, suddivisi su tre livelli, in cui il passaggio da una fase all’altra della vinificazione avviene attraverso il principio della caduta gravitazionale, senza alcun intervento elettromeccanico.
Tra i vini prodotti, il Vermentino di Sardegna Giunco, uno dei più noti, nasce da uve raccolte in cassette da 20 kg tra fine agosto ed inizio settembre, da terreni di arenarie di origine pleistocenica, con una tessitura sabbiosa-argillosa. Una volta arrivate in cantina, le uve vengono raffreddate a 10 gradi, quindi diraspate e pressate delicatamente, per poi essere accompagnate nel processo di fermentazione mediante il controllo della temperatura (tra 15 e 18 gradi). Il vino ottenuto viene lasciato in contatto con le fecce fini per circa 4 mesi e quindi viene imbottigliato e, dopo un’altra sosta di un mese, in bottiglia, è pronto per la commercializzazione.
L’annata 2020 sfoggia un colore paglierino brillante di buona consistenza, accompagnato da sentori principali di pesca noce, kumquat, scorza d’arancio ed elicriso, accompagnati da macchia mediterranea e accenni iodati. Nonostante questo vino faccia dell’immediatezza il suo punto di forza, il palato regala comunque buona morbidezza e grande sapidità, con quel tanto di acidità necessario a rendere il sorso scorrevole mentre, per via retro-olfattiva, ritornano l’agrume, la macchia mediterranea e lo iodio che persistono fino a una chiusura di discreta lunghezza con la caratteristica nota ammandorlata.
Punteggio: 87/100
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