
L’ascesa che la giovane Arianna Occhipinti, ed i suoi vini, hanno avuto in poco più di 15 anni di storia, è un fenomeno che meriterebbe di essere studiato, poiché si tratta di una realtà fatta, certamente, di successo ma anche di tanto impegno e fatica. Questa giovane donna, fresca di laurea in enologia, ha cominciato presto a farsi le ossa, acquistando nel 2004 , a poco più di 20 anni, un appezzamento di terra nell’areale di Vittoria, in Sicilia. Dopo poco più di 15 anni gli ettari sono diventati 22, distribuiti tra le contrade di Bombolieri, Bastonaca e Pettineo, lungo la Strada Provinciale 68, una importante via commerciale che da tempi immemori collega Vittoria alla Sicilia Settentrionale.
Il background di Arianna le consente di occuparsi di tutte le fasi della produzione in prima persona, senza trascurare gli aspetti amministrativi e di marketing (che la vedono comunque protagonista indiscussa). La sua filosofia produttiva, nata dal viscerale attaccamento verso le “sue” terre, potrebbe sicuramente definirsi biologica, se non fosse che le definizioni le vanno strette. Di certo le vigne sono coltivate manualmente, senza l’uso di pesticidi, fungicidi, erbicidi, fertilizzanti chimici o sintetici, e ne viene preservata la biodiversità, anche con l’inerbimento dei terreni e la pratica primaverile del sovescio. Le operazioni di cantina sono la diretta conseguenza di quelle in vigna, con uve ricche ed in salute che fermentano spontaneamente, con i lieviti indigeni, e che diventano vino con un’aggiunta omeopatica di anidride solforosa.
Fra tutti i vini prodotti il Frappato occupa, anche secondo la stessa Arianna, un posto d’onore poiché è il suo primo grande vino in cui è avvenuto il simbiotico processo di identificazione tra prodotto e produttore. Un vino dalle umili origini che possiede tutte le potenzialità per evolversi, verso una raffinatezza ed eleganza che però non nega le sue radici. Radici che sono simili a quelle di Arianna, partita da un piccolo paese siciliano per approdare a Milano, studiare e accrescere il suo bagaglio culturale, per poi fare ritorno ai luoghi della sua infanzia, con una consapevolezza e una maturità tutte nuove.
Il “suo” Frappato nasce a 280 metri di altitudine a circa 10 chilometri dal mare, su terreni sabbiosi di natura calcarea da piante di 40 anni di età vendemmiate da un melting pot che unisce, nel nome della più sincera naturalità, studenti di Viticoltura ed Enologia italiani ed europei ed amici sommelier, alcuni dei quali persino statunitensi. In cantina, dopo la fermentazione spontanea, e la macerazione di circa un mese sulle bucce, il vino affina per 14 mesi in grandi botti di rovere di Slavonia prima di essere imbottigliato senza filtrazioni o chiarifiche.
L’annata 2017 ha dato origine ad un vino dal colore rubino lievemente trasparente, senza alcun cenno di morbidezza o matericità, con profumi iniziali di ribes rosso, rosa tea, lampone selvatico e ramoscello verde di china, seguiti da toni un po’ più austeri di prugna, tabacco Kentucky, vinile e alloro, con echi conclusivi di cuoi e tamarindo. Il sorso è inaspettatamente avvolgente, sebbene non difetti di vivida acidità accompagnata da tannini leggeri e molto fini, con un centro palato in cui si sviluppa un ritorno di sentori austeri (e un po’ rustici) a metà strada tra il vinile e il tamarindo alternati a note più immediate di frutta rossa, fino ad una lunga chiusura eterea ed elegante.
Punteggio: 91/100
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