Per stabilire una data d’inizio del legame tra la famiglia Pecorari e la viticoltura nelle valli dell’Isonzo, nei pressi di Gorizia, in Friuli Venezia Giulia, ad appena 10 chilometri di distanza dal confine con la Slovenia, bisogna risalire al 1879. Da allora questo legame non si è mai sciolto, attraversando cinque generazioni, ed arrivando all’attuale proprietario Alvaro Pecorari che, partendo dall’importante lavoro di sviluppo compiuto dal padre, diede ad esso un’organizzazione definitiva attraverso la creazione della cantina Lis Neris.
La determinazione di Alvaro ha contribuito a far fare ai vini prodotti il decisivo salto di qualità, grazie ad un attento studio delle caratteristiche peculiari dei terreni di proprietà. La maggior parte dei 74 ettari, sorge su un piccolo altopiano, nato da ghiaie originate dallo scioglimento dei ghiacciai, tra il confine sloveno settentrionale e la riva destra del fiume Isonzo, su terreni composti da ciottoli fluviali (chiamati “Claps”) che assorbono il calore durante il giorno e lo rilasciano di notte. Climaticamente, si tratta di terre con temperature continentali che usufruiscono tanto della brezza marina (il golfo di Trieste dista meno di 20 chilometri) quanto della freschezza dei venti balcanici (tra cui l’impetuosa Bora), condizione che garantisce un’eccellente escursione termica.
In vigna la ricerca dell’eccellenza passa da un mix tra tecniche di ultima concezione e approccio manuale-artigianale per le operazioni più importanti, quali la potatura, la selezione dei germogli, la sfogliatura, il diradamento dei grappoli e la vendemmia. Inoltre la cantina ha cominciato a seguire un approccio biologico in vigna e una filosofia ecologica in cantina, con l’abbandono dei prodotti chimici di sintesi, il controllo delle emissioni di Co2 e il raggiungimento dell’autonomia energetica, grazie all’impianto solare-fotovoltaico.
Tra i vini più emblematici trova spazio, senza dubbio, il Lis, un blend dei tre vitigni più rappresentativi della cantina (Pinot Grigio, Chardonnay e Sauvignon Blanc) ottenuti da vigneti di circa 25 anni piantati, ad una densità di circa 5500 ceppi per ettaro, a San Lorenzo Isontino, su un altopiano di giaia e calcare. Dopo la vendemmia, con una resa di circa un chilogrammo per pianta, frutto di una prima attenta selezione in vigna, le uve fermentano e, successivamente, maturano per poco meno di un anno in piccole botti da 500 litri, a contatto con le fecce fini, grazie a frequenti bâtonnage. Un altro anno di riposo in vetro, dopo l’imbottigliamento, e il vino è pronto per la commercializzazione.
L’annata 2016 sfoggia un colore paglierino piuttosto intenso in cui non mancano striature verdoline, quasi a dare una prima idea di vino in cui sono compresenti note generose e speziate, da un lato, e fresche e vegetali, dall’altro. Il naso in effetti conferma l’impressione con un ventaglio olfattivo che si apre su note di kumquat, iodio, pesca appena matura e clorofilla, seguite da uva sultanina, camomilla, miele di corbezzolo ed erbe officinali, con echi conclusivi, appena accennati, di vaniglia ed ebanisteria. Il palato si sviluppa intorno alle due fondamenta della grassezza glicerica e della sapidità minerale e iodata, lasciando, lentamente, spazio a un tocco di acidità agrumata che ne alleggerisce l’importante impatto palatale; il tutto arricchito dal ritorno della frutta gialla matura e delle componenti minerale e vegetale che accompagnano il sorso fino ad una chiusura citrica e succosa.
Punteggio: 91/100
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