
La cantina di Dario Prinčič sorge nei pressi dell’Ossario di Oslavia (eretto nel 1938 per ospitare i resti di 57.000 soldati caduti nella Prima Guerra Mondiale), appena fuori dalla città di Gorizia, nella parte più orientale del Collio Friulano, al confine con la Slovenia. Siamo in una terra di confine che, dopo aver conosciuto la sofferenza di combattimenti sanguinosi e devastazioni, è rimasta abbandonata sino alla ricostruzione degli anni ’50. L’attività vitivinicola che riprese in quel periodo non volle e, talvolta, nemmeno poté riprendere in mano i sistemi tradizionali prebellici, spinta, dal mercato, alla conversione verso un approccio più moderno, tecnologico e dal respiro internazionale.
Proprio in questo scenario si inserì, alla fine degli anni ’80, un piccolo ma ispirato gruppo di viticoltori che si proponeva di recuperare le tradizioni degli avi. ra di loro c’era Dario Prinčič che, dal 1988, cominciò a coltivare i suoi 7 ettari di vigne, esposte a sudest, con impianti ad alta densità (circa 8.000 ceppi per ettaro) su terreni composti dalla tradizionale ponca (un impasto di marne e arenarie plioceniche di origine oceanica). L’approccio era, ed è rimasto, di tipo arcaico-naturale, con l’inerbimento spontaneo, l’assenza di diserbo e di concimi chimici, l’uso di antiparassitari naturali come rame e zolfo, e con gli interventi quasi esclusivamente manuali, anche in virtù della forte pendenza delle vigne.
Un rosso di sicuro interesse di questa cantina è il Merlot, un vino che nasce in una piccola vigna (mezzo ettaro) dedicata, di 35 anni di età, a 1340 metri sul livello del mare, da cui non si ricavano più di 1700 bottiglie all’anno. Dopo la vendemmia manuale, con una prima selezione in pianta e una seconda in cantina, le uve vengono lasciate fermentare spontaneamente per mezzo dei lieviti indigeni, senza controllo della temperatura. Alla successiva macerazione, di circa 10 giorni sulle bucce, segue il lungo affinamento (7 anni) in botte grande e, quindi, l’imbottigliamento, con una anidride solforosa totale tra i 12 e i 15 milligrammi per litro.
L’annata 2007 sfoggia un colore rubino dall’unghia ambra scuro, segno di un’ossidazione tanto leggera quanto caratteristica, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di prugna cotta, arancia amara, oliva nera e vinile, seguite da confettura di visciola, erbe aromatiche, humus e karkadè, con echi conclusivi di tabacco biondo e grafite. La bocca evidenzia la componente ossidata, che dona grande freschezza e acidità, a cui succedono, progressivamente, sapidità e morbidezza, appena necessaria a non sbilanciare il sorso, il tutto con il ritorno della frutta rossa e del vinile che persistono anche dopo la chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 92/100
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