
Troppo spesso, attualmente, siamo abituati a parlare di vini siciliani pensando quasi esclusivamente all’Etna con i suoi Nerello, il Carricante e la Minnella. In realtà la Sicilia è decisamente molto altro, come ben sapevano già nel 1980 Giambattista Cilia, Cirino Strano e Giusto Occhipinti che, acquistata una vecchia cantina, con un appezzamento di circa tre ettari e mezzo, nella zona di Vittoria (Ragusa), fondarono l’azienda vitivinicola COS.
La zona in questione era (ed è ancora oggi) caratterizzata da un clima tipicamente mediterraneo, con temperature calde e grande fertilità; condizioni pedoclimatiche note da oltre tre millenni. Ogni civiltà che vi è passata ha lasciato la sua eredità a quella successiva e ciò ha spinto i tre proprieari a intraprendere un percorso di rispetto e ricerca, accompagnato da una visione olistica del microcosmo vite-natura-uomo che ha portato all’adozione delle pratiche biodinamiche.
Sempre per la medesima ragione, anche in cantina, le pratiche di vinificazione sono ispirate a una metodologia produttiva che accompagni la trasformazione dell’uva in vino, senza alcuna “modifica”, nella maniera più neutra possibile In questa direzione va, infine, la scelta di abbandonare definitivamente, nel 2007, i contenitori d’invecchiamento in legno, che lassciano andare sentori e gusti proprii nei vini, sostituendoli con vasche in cemento vetrificato ed anfore di terracotta.
Il Pithos Rosso ad esempio, un blend di Frappato di Vittoria (40%) e Nero d’Avola (60%) da viti di 20 anni coltivate nell’areale di Bastonaca, su terreni rossi originati da sabbie sub-appenniniche del Pliocene, a 250 metri di altitudine, fermenta spontaneamente, sulle bucce, in anfora (Pithos in Greco significa appunto Anfora) e, sempre in anfora affina per alcuni mesi. Dopo l’imbottigliameto il vino riposa tre mesi in vetro e, quindi, è pronto per essere commercializzato.
L’annata 2018 sfoggia un colore rubino davvero luminoso, con screziature cremisi, e un ventaglio di profumi principali di durone, mora selvatica, rosa canina e mirto, con un contorno di pot pourri di viole essicccate, fiore di zagara, scorza d’arancio ed echi di sottobosco e garrigue. Il gusto è decisamente elegante, con il perfetto equilibrio tra sapidità iodata, morbidezza ed acidità agrumata, con quest’ultima che costituisce la vera spina dorsale del sorso, attorno alla quale, dal centro del palato, si dipana un contrappunto fruttato, floreale e vegetale che si protrae anche dopo la chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 90/100
Vuoi scoprire cosa posso fare per te?? Clicca qui!