
La famiglia Emrich-Schönleber è presente nella zona di Monzingen, ai margini occidentali della zona vinicola di Nahe, in Germania, già a partire dal 1750, quando alcuni carteggi riportano come la famiglia Emrich vi avesse ereditato dei terreni. Da allora questa famiglia non ha mai smesso di legare il suo nome a quelle zone, impegnandosi in una produzione mista basata su agricoltura, allevamento di bestiame e viticoltura. Dopo la seconda metà degli anni ’60 però, ci fu un deciso cambio di rotta, operato da Wilhelm e, successivamente, dal figlio Werner, con la conversione dell’intera proprietà alla esclusiva produzione vitivinicola. Oggi Werner continua ad occuparsi della parte agronomica nei vigneti, che sono passati dai 2 ettari originari ai 20 attuali, coadiuvato dal giovane Frank, attuale proprietario della tenuta, che segue maggiormente la fase della vinificazione in cantina.
La famiglia Schönleber è cosciente dell’alto valore dei suoi vigneti a Monzingen, la cui qualità sopraffina fu decantata, ad inizio XIX secolo, da Johann Wolfgang von Goethe, (ma anche dal celebre pioniere della viticoltura tedesca Johann Philipp Bronner), e per preservarla si impegna in un lavoro che già in vigna è caratterizzato dal massimo rispetto dell’elemento naturale. La ricerca dell’equilibrio tra suolo e piante, e tra risorse idriche naturali e uva prodotta, l’assidua cura manuale di ogni fase vegetativa, la restituzione al terreno di quanto prelevato dalle piante, sotto forma di compost organico, sono solo alcune delle accortezze che gli Schönleber adottano con convinzione e dedizione.
Tra i vini prodotti, il Riesling Lenz (=Primavera) nasce dalle parcelle di proprietà che non possiedono la denominazione Grosse Lage, il vertice qualitativo, secondo la gerarchia stabilita dall’organizzazione dell’élite dei vignaioli tedeschi, la Verband Deutscher Prädikats und Qualitätsweinguter, nota anche con l’acronimo VDP. I vigneti ripidi e scoscesi, tra i 160 e i 250 metri sul livello del mare, producono uve che vengono vendemmiate piuttosto tardi, unicamente nel momento di massima maturazione dei grappoli. In cantina, dopo una pressatura molto delicata, il mosto viene lasciato fermentare spontaneamente, in contenitori d’acciaio, quindi il vino ottenuto riposa ancora qualche mese (sempre in acciaio) prima dell’imbottigliamento e della commercializzazione. L’annata 2019 sfoggia un colore giallo paglierino davvero tenue, con qualche screziatura verdolina e un ventaglio di profumi che parte da peascanoce, mandorla dolce, miele di corbezzolo e clorofilla, con un contorno di kumquat, biancospino, idrocarburo e roccia umida. Il gusto è caratterizzato da una piacevole alternanza tra una scintillante acidità citrina e una morbidezza glicerica (mai eccessiva), che dona una sussurrata idea di dolcezza. Nel centro del palato poi, lentamente, emerge anche la parte tattile sapido-minerale, insieme al ritorno dell’agrume e dell’idrocarburo che accompagnano il sorso fino a una chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 89/100
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