La famiglia Löwenstein vanta uno stretto rapporto con la produzione vitivinicola della zona di Winningen, nella parte più settentrionale della Mosella, da circa 500 anni, e la cantina Heymann-Löwenstein, fondata nel 1980, è semplicemente l’ultimo anello di questa catena Ininterrotta di 14 generazioni di viticoltori. Nonostante la critica internazionale abbia unanimemente riconosciuto, nella produzione di questa cantina, uno degli esempi più significativi della Nouvelle Vague del Riesling Tedesco, l’aria che si respira visitando la cantina o parlando con i proprietari ha un sapore squisitamente arcaico. La famiglia Löwenstein infatti ci tiene a sottolineare come il lavoro svolto, tanto in vigna quanto in cantina, sia ispirato a pratiche tradizionali perfettamente note e padroneggiate, dai viticoltori della zona, già nel XIX secolo.
Dietro questa scelta produttiva si cela l’idea di una viticoltura che abbraccia un’idea di naturalità estremamente rigorosa, che non segue la moda del momento o la facile convenienza, ma porta il viticoltore a una visione profondamente etica del suo lavoro. Da questa concezione nasce la volontà di preservare la tradizione, che parte dal recupero e dalla tutela dei vigneti terrazzati (che oramai ricoprono meno dell’1% della superficie tedesca vitata), unita alla conseguente moltiplicazione delle ore di lavoro manuale, corretto e sostenibile, in vigna (2000 ore contro 300-600 ore di lavoro meccanizzato). Ma “tradizione” significa anche rinunciare, oltre al bando della chimica in vigna chimica in vigna, ad un consumo eccessivo di energia elettrica (completamente assente 200 anni fa), a ogni operazione che rilasci un impronta significativa di CO2, e anche allo sfruttamento del lavoro dipendente con contratti svantaggiosi o ingannevoli.
Tra i vini prodotti vale la pena menzionare il Riesling Röttgen, un vino che prende il nome dall’omonimo vitigno formatosi nel periodo Devoniano, tra i 420 e i 360 milioni di anni fa. Su terreni con pendenze vertiginose, composti di ardesia blu, talmente ricca di ferro da ossidarsi e diventare di colore rosso quando viene a contatto con l’aria, la cantina possiede quattro appezzamenti, per un totale di 2.1 ettari, tra i 100 e i 180 metri slm, piantati con viti di oltre 60 anni. Da qui, dopo un’attenta vendemmia manuale, le uve arrivano in cantina dove verranno spremute molto delicatamente e, successivamente, fatte fermentare in botti di legno per mezzo dei loro lieviti selvaggi. Un periodo di affinamento sui lieviti, di 8-10 mesi, precede l’imbottigliamento, senza chiarifica, e la messa in commercio.
L’annata 2019 sfoggia un colore paglierino intenso, con alcune screziature dorate, e un ventaglio olfattivo che si apre su note di albicocca disidratata, kumquat, pesca sciroppata e idrocarburo, seguite da mango, erbe officinali, burro d’Echiré e miele di Castagno, con echi conclusivi di noce moscata, selce umida e crema pasticcera. Il palato è ricco, denso, cremoso e morbido, anche se la bellezza del Riesling in generale è quella di risultare sempre teso e dinamico grazie alla sua importante componente acido/citrica; il tutto accompagnato dal ritorno della frutta gialla surmatura e dell’idrocarburo che accompagnano il sorso fino a una chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 90/100
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