
Raccontare della viticultura del Carso ignorando la figura di Benjamin Zidarich è un esercizio teorico piuttosto complicato, visto il simbiotico legame che tiene unita la prima al secondo e che inizia ufficialmente 1988, quando il viticoltore eredita dal padre il mezzo ettaro di terra vitato. Benjamin inizia così un lento lavoro di espansione che lo porta a possedere 11 ettari di vigneti, letteralmente strappati a un terreno caratterizzato dalla roccia e da pochissima terra rossa, su cui la viticoltura necessita di enormi fatiche per attecchire. La soluzione più semplice sarebbe quella di “aiutare” quelle terre con soluzioni da laboratorio chimico, ma Benjamin capovolge completamente questo punto di vista, cercando di intervenire il meno possibile sull’equilibrio fisiologico della pianta. Anche il lavoro in cantina segue gli stessi principi di naturalità ed essenzialità, aiutato dagli stessi ambienti di vinificazione, specificamente progettati nel 2000, e terminati nel 2009. Si tratta di 1200 metri quadri rottenuti scavando la roccia carsica sino a 22 metri di profondità, costruiti con pietra ricavata dagli scavi stessi, a impatto ambientale zero e con una temperatura sotterranea naturalmente costante tra i 12 e i 14 gradi.
Qui nasce il Ruje, da uve merlot (85%) e terrano (15%) raccolte in un vigneto ad alta densità d’impianto (8-9000 ceppi/ettaro) in terra rossa carsica di 15 anni circa, a 260-280 metri di altitudine, con un’esposizione Sud-Est. Una volta in cantina, le uve vengono diraspate e fermentano in tini aperti, senza controllo della temperatura, per mezzo dei lieviti indigeni, per poi macerare sulle bucce con diverse follature giornaliere. Il vino ottenuto passa poi, per caduta gravitazionale, nell’ambiente destinato all’affinamento, dove trascorre tre anni in grandi botti di rovere prima dell’imbottigliamento effettuato senza filtrazione né stabilizzazione. Un altro anno di bottiglia e il vino è pronto per essere commercializzato.
This 2015 vintage si presenta di colore rosso rubino di media intensità, con una ventaglio di profumi che iniziano, in una cornice piuttosto austera, con prugna cotta, ciliegia surmatura, mora selvatica e potpourri di viola, seguiti da incenso, ceralacca e vinile, con lievi echi conclusivi di sottobosco, pepe nero, tabacco shade e carne arrostita. Al palato appare austero (di nuovo) ed articolato, con una discreta morbidezza, un’eccellente freschezza, un tannino elegantissimo ed un rimando ai toni olfattivi più scuri che, una volta occupato tutto il palato, lasciano finalmente spazio a una china verde e una frutta rossa più immediate, presenti, da questo momento, fino ad una chiusura dalla lunga persistenza.
Punteggio: 93/100
Vuoi scoprire cosa posso fare per te? Clicca qui!