
Nonostante la cantina Maria Pia Castelli sia nata soltanto nel 1999, in questo breve lasso di tempo è già riuscita a diventare uno dei produttori di riferimento del territorio marchigiano. Fondata da Erasmo Castelli, padre di Maria Pia, l’azienda vanta un’estensione di circa otto ettari situati a 200 metri di altitudine sul dorso sudorientale della collina di Monte Urano, nella provincia di Fermo. Nella gestione dell’azienda, in poco più di vent’anni, si sono succedute già tre generazioni: ad Erasmo sono succeduti, per l’appunto, la figlia Maria Pia con il marito Enrico Bartoletti che, a loro volta, hanno passato il testimone al loro figlio Alessandro.
La filosofia di quest’ultimo, come quella dei suoi genitori, è di stampo convintamente naturale, implementata da una pulizia esecutiva che Alessandro ricerca quasi ossessivamente, traendo ispirazione dal suo modello di riferimento: la Borgogna. Non si tratta di copiare acriticamente le tecniche dei grandi vigneron della Côte-d’Or, quanto di prendere le mosse da loro, cercando di adattare la loro esperienza alle specificità del terroir marchigiano e delle sue uve tradizionali (Montepulciano, Sangiovese, Pecorino, Passerina e Trebbiano). Tutto ciò si traduce, innanzitutto, nel rifiuto dei trattamenti di derivazioni chimica, nell’uso esclusivo di concimi organici e nell’inerbimento dei vigneti che, crescendo su terreni ricchi di ferro e magnesio, garantiscono un naturale equilibrio delle viti. Inoltre, sempre nei vigneti, si persegue il totale rispetto della biodiversità lasciando che questi vengano popolati dalla fauna selvatica e da una grande varietà di insetti, indicatori del loro eccellente stato di salute. Il resto lo fanno le rese bassissime (25/30 quintali per ettaro) che consentono di portare in cantina pochissime uve di qualità eccellente vinificante con fermentazioni spontanee, senza controllo della temperatura, lunghe macerazioni, ed affinamenti altrettanto lunghi.
Tutto questo si percepisce chiaramente anche nel vino più “umile” della cantina, il Sant’Isidoro, un rosato ottenuto dal salasso di uve Montepulciano e Sangiovese, destinate alle referenze più prestigiose, che fermentano separatamente e vengono poi assemblate in vasche d’acciaio, per circa un mese, senza chiarifiche né filtrazioni. Dopo l’imbottigliamento servono dai 6 ai 12 mesi di affinamento in vetro, quindi il vino è pronto per la commercializzazione.
L’annata 2018 sfoggia un colore tra il cerasuolo e il rubino scarico, davvero molto intenso, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di fragolina di bosco, ciliegia croccante, macchia mediterranea e rosmarino, seguite da melagrana, elicriso, iodio e ramoscello verde di china. Il gusto colpisce per una matericità abbastanza insolita per un rosato, con la morbidezza arricchita da una idea di dolcezza (soltanto un’idea) che si alterna alla sapidità e alla vena iodata-amaricante, con il ritorno della frutta rossa e della china verde che accompagnano il sorso fino a una chiusura di buona lunghezza.
Punteggio: 88/100
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