Parlare di Clos Rougeard è un esercizio teorico piuttosto complesso visto che questa domaine ha legato a doppio nodo la sua fama ai fratelli Charly (Jean-Louis) e Nady (Bernard) Foucault. Oggi però, dopo la scomparsa di Charly, avvenuta nel 2015, il domaine è stato rilevato da Martin Bouygues, già proprietario di Château Montrose. Le notizie di cui disponiamo riguardo questa nuova proprietà, anche se sembrano rilevare come si stia portando avanti lo stesso modello di viticoltura dei precedenti proprietari, sono ad oggi troppo scarse per valutare come questo nuovo progetto si evolverà.
Fatta questa debita premessa, il Clos Rougeard è prima di tutto un domaine in cui si sono succedute 8 generazioni della famiglia Foucault, tramandando di padre in figlio un’idea di viticoltura che non è mai scesa a compromessi con scorciatoie chimiche o tecniche, con l’unico scopo di portare nella bottiglia la “verità” di un terroir. A proposito di terroir ci troviamo nella Loira centro-occidentale, nel Saumurois e, più precisamente a Saumur-Champigny, un’enclave in cui nonostante le latitudini piuttosto alte il clima è poco piovoso e piuttosto caldo (Champigny deriva da “campus ignis”= campo di fuoco). Qui il Cabernet Franc è il vitigno d’elezione e, sempre qui, i Foucault lo hanno coltivato seguendo una filosofia naturalista radicale che non è venuta mai meno (anche quando era una moda il suo esatto contrario), potendo quindi contare su circa 11 ettari di vigne (divisi in 20 diverse parcelle) molte delle quali ultracentenarie e su piede franco. Vigne così vocate richiedevano un profondo rispetto anche in cantina dove Charly e Nady, come veri artigiani in grado di fare un po’ tutto, utilizzavano lieviti indigeni e lunghe macerazioni, pochissima dinamizzazione dei mosti e dei vini e nessun interventismo. I lunghi affinamenti in barrique avvenivano in una grotta le cui condizioni di umidità e temperatura erano riconoscute dagli stessi Foucalult come uno dei fattori decisivi della qualità dei loro vini, ed erano seguite dall’imbottigliamento operato senza collaggio o filtrazione.
Con questa ricetta, da un vigneto di 2 ettari, è stato fatto anche questo Saumur-Champigny 2010, un vino che sfoggia un colore rubino intenso dall’unghia granato, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di mora selvatica, prugna cotta, noce moscata e pot-pourri, seguiti da concentrato di pomodoro, eucalipto, ramo verde di china e cioccolato fondente, con echi conclusivi di tabacco scuro, goudron, vaniglia e grafite. Il palato, pur nella sua evidente morbidezza, densità e matericità, riesce a non essere mai pesante o affaticante grazie alla pulizia e all’eleganza dei tannini, e ad un ottima componente balsamica; il tutto arricchito dal ritorno della frutta rossa surmatura e delle spezie che accompagnano il sorso fino ad una chiusura interminabile.
Punteggio: 95/100
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