All’interno del celeberrimo romanzo del Barone Guseppe Tommasi di Lampedusa, Il Gattopardo, trova spazio la leggenda della fuga della regina Bianca di Navarra da un castello siciliano dove sarebbe stata tenuta prigioniera dal Conte di Cabrera, il quale aveva intenzione di regnare in sua vece sul Regno di Sicilia. È dal racconto di questa fuga che prende nome la cantina Donnafugata nata nel 1983 grazie all’intraprendenza di Giacomo Rallo e di sua moglie Gabriella, donna curiosa ed erudita, affascinata dal suddetto racconto. Nonostante la relativa giovinezza va detto che la cantina poteva contare già alla nascita sull’esperienza della famiglia Rallo, impegnata nella viticoltura isolana da 160 anni, esperienza che oggi è passata nelle mani di José e Antonio Rallo, figli dei fondatori.
La coscienza di un passato così ricco e importante ha fatto si che oggi Donnafugata sia una delle cantine più rilevanti della Sicilia, una cantina che porta avanti una serie d’iniziative che spaziano a 360 gradi dalla viticoltura alla promozione artistica fino alla joint venture con gli stilisti di moda più affermati. Rimanendo alla parte squisitamente vitivinicola, ad esempio, questa realtà è da tempo impegnata in progetti di viticoltura pulita ed ecologica decisamente innovativi. L’abbandono della chimica in vigna, accompagnata da una lotta integrata e dal controllo degli insetti in vigna grazie a trappole naturali e feromoni, è accompagnata dal sovescio, dalla concimazione organica e da una lotta informatizzata contro l’eccessivo utilizzo di acqua, ossigeno ed energia elettrica. Anche in cantina si è scelto di utilizzare bottiglie di vetro più leggere e tappi a emissione zero di CO2 oltre, ovviamente, alla medesima riduzione dell’utilizzo energetico praticata in vigna. Una menzione particolare va al vigneto sperimentale messo in piedi a Contessa Entellina (nella zona sudoccidentale della Sicilia), un vingeto in cui sono piantate 19 diverse varietà autoctone dell’isola, suddivise in 30 biotipi, con lo scopo di individuare quale sia la migliore specie per ogni tipo di terreno.
Sempre nella zona di Contessa Entellina, ad un’altezza tra i 200 e i 400 metri s.l.m., nasce uno dei vini più celebri della cantina, il Tancredi, un blend di Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola, con un piccolo saldo di Tannat e altre uve a bacca rossa. La densità d’impianto del vigneto oscilla tra i 4500 e i 6000 ceppi per ettaro e ogni ettaro produce dai 50 ai 60 quintali di uva, con una resa per pianta di circa un chilogrammo. Dopo una prima selezione in pianta e un’attenta vendemmia manuale, le uve arrivano in cantina dove affrontano una seconda selezione dei grappoli e, infine, una selezione dei singoli acini. Una volta pressate, le uve fermentano e macerano in acciaio, a temperatura controllata (28-30°C), quindi affinano in barrique nuove e di secondo passaggio per 12-14 mesi e, infine, in bottiglia per il medesimo lasso di tempo.
L’annata 2017 sfoggia un colore rosso rubino intenso e concentrato, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di prugna cotta, creme de cassis, amarena sotto spirito e vaniglia, seguite da mora selvatica, fico d’India surmaturo, pot pourri di violetta e macchia mediterranea, con echi conclusivi di cuoio, tabacco scuro ed ebanisteria. Il palato è principalmente morbido anche se mai eccessivo, anche grazie a una piacevole componente iodata e balsamica, con una punta di pepe nero e un tannino elegante e serrato; il tutto arricchito dal ritorno della frutta rossa surmatura e delle spezie che accompagnano il sorso ad una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 88/100
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