
I vini prodotti da Marco Buvoli, a Gambugliano, circa 10 chilometri a Nordovest di Vicenza, sui Monti Castellari, tra i Lessini ed i Berici, sono da circa una quindicina d’anni una delle più prestigiose espressione del Pinot Nero spumantizzato in Italia. Marco, d’altro canto, è figlio di Nevio Buvoli, uno dei primi sommelier italiani, che lo ha allenato a riconoscere la differenza tra un vino mediocre, uno semplicemente buono ed uno eccellente. Nonostante questa passione sia rimasta defilata per molto tempo, nella seconda metà degli anni ’90 cominciò a prendere forma, grazie alla gestione di un ettaro di terreno dell’istituto enologico di Conegliano, coltivato a Pinot Nero, vitigno che Marco aveva da sempre prediletto.
La prima vendemmia risale al 2001, quando ancora Marco si divideva tra la vigna e il lavoro di commerciale nel settore automotive, grazie a cui aveva l’opportunità di girare il mondo e, nel tempo libero, di visitare le più importanti cantine e tenute agricole, studiandone le caratteristiche e riempiendo quaderni di appunti. Progressivamente, anche grazie al raggiungimento dell’indipendenza economica con il lavoro in vigna, Marco ha cominciato a diminuire il tempo dedicato al suo primo impiego, fino ad abbandonarlo definitivamente nel 2015 per dedicarsi ai suoi terreni che, nel frattempo, sono diventati 7 ettari, distribuiti nella zona collinare tra Vicenza e Padova.
Le pratiche agronomiche adottate sono state presto convertite all’approccio biologico e, successivamente, biodinamico, con un profondo rispetto dell’ecosistema naturale, unito a una cura manuale, e maniacale, della vigna. Le viti sono tutte cloni francesi, scelti personalmente da Marco, accuditi con potature severissime, che portano a rese davvero molto basse, e vendemmiate manualmente solo al raggiungimento della piena maturazione.
Nonostante Marco sia legato indissolubilmente al vitigno Pinot Nero, talvolta ama mettersi alla prova con altri vitigni come nel caso di questo TPS (Temporaneo Piacere dello Spirito) ottenuto da uve Syrah in purezza. Si tratta di uve raccolte in leggera surmaturazione che, per un complesso e insolito scherzo di natura, riescono a mantenere un’alta acidità, la spina dorsale necessaria a garantire verticalità al vino. Dopo una attenta raccolta in cassetta, le uve vengono vinificate in un tino di legno da 10hl, senza controllo della temperatura, per il 20% a grappolo intero, con un periodo di fermentazione e macerazione di circa due settimane. Il vino ottenuto matura due anni in barriques, dove svolge la fermentazione malolattica spontanea, e quindi viene imbottigliato senza filtrazione o chiarifica, per poi passare un altro anno di affinamento in vetro prima della commercializzazione.
La calda annata 2017 sfoggia un colore rosso rubino molto concentrato, quasi impenetrabile, con un ventaglio olfattivo che si apre su note di prugna cotta, ribes nero, mora selvatica e gommalacca, seguite da pot pourri, humus, tabacco Kentucky, e cuoio scuro, con cenni finali empireumatici e di carpenteria. Il palato stupisce per via della classica morbidezza messa in secondo piano da una eccezionale freschezza, quasi innaturale per un Syrah, accompagnata da tannini sottilissimi, da una pronunciata componente piccante (pepe nero) e da una sapidità golosa; il tutto arricchito dal ritorno del frutto rosso scuro e delle spezie più austere che accompagnano il sorso a una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 90/100