Bacacan è il nome di una cantina valtellinese creata da Angelo Sega e attualmente guidata dai figli Luca e Matteo, con sede a San Giacomo di Teglio, nella sottozona Valgella, a circa 15 chilometri da Sondrio. Teglio è il paese che da il nome all’intera denominazione in quanto Valtellina è un termine che nasce dall’unione del sostantivo “valle” e dell’aggettivo “Tellina” ovvero “di Tellum” l’antico nome latino di Teglio. L’importanza di questa zona vitivinicola esula dalla semplice qualità media dei vini prodotti, giacché gli studi ampelografici più recenti sembrano dimostrare come l’uva Nebbiolo sia nata proprio qui, dove prende il nome di Chiavennasca, probabilmente dalla mutazione e dall’incrocio spontaneo di vitigni quali la Rossola, la Bugnola e la Pignola. In merito a quest’ultimo aspetto, la cantina Barbacàn continua a svolgere un prezioso lavoro di salvaguardia, coltivando anche queste vecchie viti oramai quasi del tutto dimenticate.
Oggi la cantina conta su 6,5 ettari di terreno complessivi, disposti sui tipici terrazzamenti ad un’altezza che va dai 300 ai 500 metri, gestiti con la massima naturalità e il minimo interventismo. Da Barbacan, il rispetto per il patrimonio ampelografico ereditato è un lavoro da portare avanti con dedizione, rispettando, curando e ripropagando, per selezione massale, tutti i biotipi di Chiavennasca presenti nei loro vigneti, dove crescono anche piante ultracentenarie e prefillossera. Alla base di questo lavoro vi è la scelta di esaltare la biodiversità, riscontrabile anche nella decisione di lasciar inerbire spontaneamente gli interfilari, per cercare di dare ai vini una personalità non omologata. La naturalità è un concetto che, ovviamente, vale anche per il lavoro di cantina, con la scelta delle fermentazioni spontanee, senza controllo della temperatura, per mezzo dei lieviti indigeni, e il rifiuto delle classiche operazioni di chiarificazione, filtrazione e stabilizzazione. Dato che gli spazi di vinificazione sono ridotti e le bottiglie prodotte non sono molte, per l’affinamento si sono scelte botti da 225 litri di secondo o terzo passaggio, meno ingombranti e più facili da colmare completamente.
Uno degli ultimi vini entrato in produzione è il Valtellina Superiore Valgella Livèl prodotto dall’omonima Vigna Livèl impiantata negli anni ’20, a 550 metri, su un terreno particolarmente magro esposto a sud che garantisce una bassissima produzione. Si tratta di un blend di Chiavennasca, Rossola, Pignola e Brugnola (la firma di questa cantina) che, rispetto agli altri vini, effettua la fermentazione spontanea in legno.
L’annata 2017 sfoggia un colore rubino lieve ma piuttosto brillante, con un ventaglio olfattivo che si apre su toni di prugna cotta, melagrana, granatina di amarena e pot pourri, seguiti da scorza d’arancia, oliva nera dolce, humus, eucalipto e vinile, con echi di fungo secco, tabacco di media stagionatura e grafite. Il palato è attraversato da grande freschezza citrica, che lascia una coda sapida/minerale, affiancata da una discreta morbidezza e da un lievissimo tannino (di buona fattura); il tutto arricchito dal ritorno della granatina di amarena, della frutta rossa e delle spezie che accompagnano il sorso fino ad una chiusura di buona lunghezza su note di eucalipto.
Punteggio: 89/100
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